Cosa accadrà sulla missione militare in Libia? Gli attriti interni alla maggioranza si trasformeranno, davvero, nella rottura evocata da Bossi? Prima del dibattito alla Camera si terrà una riunione con gli stati maggiori parlamentari della maggioranza, presieduta dal presidente del Consiglio. La Lega chiede di fissare una data certa per la fine dell’intervento contro Muhammar Gheddafi.
E il leader leghista ha rinviato ancora l’incontro con Silvio Berlusconi, lasciando intendere che c’è un unico modo per comporre la frattura: “Berlusconi non è scemo, non vota par fare cadere il governo”. Il premier, dal canto suo, ha ostentato il consueto ottimismo: “Non credo che ci saranno difficoltà per il governo”. La mozione, ha precisato, “potremmo approvarla integralmente oppure modificarla in parte, ma il senso è senz’altro da condividere”. In realtà senza sembra, al momento, poco plausibile immaginare un voto del Pdl sui contenuti presentati originariamente dalla Lega. “Vi sono le condizioni per raggiungere un accordo” ha affermato il ministro degli Esteri Franco Frattini in un’intervista a Radio24. “Oggi ci parleremo sulla base di proposte che sono sul tappeto, in particolare la mozione della Lega, il cui senso è certamente condivisibile: tutti vogliamo un’accelerazione della soluzione politica, quindi una fine della parte dell’intervento militare”. Se si riusciranno a comporre le ultime differenze, la mozione emendata del Carroccio diventerebbe il documento ufficiale su cui far confluire domani il voto dell’intera maggioranza. “Si impapocchierà un documento confuso per accontentare tutti – commenta l’ex ministro degli Esteri Massimo D’Alema – Spero che in tutto questo l’immagine internazionale dell’Italia, già caduta in basso, non precipiti. Quando si partecipa a missioni così complesse bisognerebbe cercare di comportarsi seriamente”. In realtà il nodo delle mozioni sulla Libia rappresenta una grana anche per le opposizioni. Idv e Pd non concordano sull’intervento militare, ma anche la possibilità di votare la mozione originale della Lega divide i due partiti.
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