Il 30 aprile 1986 l’Italia scopriva Internet. Oggi il Paese si prepara a festeggiarlo con un obiettivo precipuo: colmare il gap digitale italiano nei prossimi quattro anni. Lo ha annunciato oggi il presidente del Consiglio Matteo Renzi. Le iniziative, che si svolgeranno già dal giorno prima, venerdì 29 aprile, vedranno coinvolte tutte le scuole d’Italia e le regioni dovranno dialogare con l’ampia rete di associazioni presenti sul territorio.
Per quanto riguarda le scuole, ha spiegato il premier “assieme a Riccardo Luna e con il supporto degli “animatori digitali” e la regia del MIUR, il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, si faranno attività per approfondire il senso delle rete, le opportunità che ha creato e le competenze necessarie a difendersi dai pericoli”.
Internet: una rivoluzione inconsapevole. La rete è ormai divenuta sinonimo di condivisione, grazie ai social e la loro caratterizzazione universale. Persone da ogni parte del mondo possono rimanere in contatto tra loro, le distanze si accorciano e le notizie viaggiano più veloci. Difficile avere segreti nell’era digitale, ma c’è sempre il lato positivo della medaglia: è più facile sapere cosa accade intorno a noi, anche se non sempre è altrettanto immediato capire come e perché. Internet è altresì sinonimo di libertà, tanto che perfino un movimento politico, il M5S, organizza le sue primarie sul web. Ma non sempre è stato così.
Il nonno di Internet nasce in piena Guerra fredda, nel 1958, quando il ministero della Difesa degli Stati Uniti fonda l’ARPA (Advanced Research Projects Agency), istituto di ricerca che, secondo alcune fonti, aveva come obiettivo primario quello di creare una rete protetta per scambi di informazioni militari. Di sicuro ARPA aveva il compito di individuare soluzioni tecnologiche innovative, anche nel campo della comunicazione.
Nel 1990, quando ormai il governo si era disinteressato del progetto, ci furono i primi tentativi di sfruttamento commerciale di ARPANET, il network di ARPA, poi denominata Internet. Questo perchè nel frattempo la comunità scientifica ed universitaria stava diffondendo le potenzialità della rete, che si stava espandendo ben al di fuori dell’elìte accademica.
È su ARPANET che nascono gli Emoticon, quando nel 1979 Kevin MacKenzie propose di inserire dei simboli nelle mail che indicassero gli stati d’animo. E un anno dopo era già pronto il primo virus, che il 27 ottobre bloccò la rete.
La rivoluzione consistette in un modo nuovo di comunicare che ancora oggi rimane una delle caratteristiche della rete o meglio delle varie reti di cui Internet si compone: la commutazione di pacchetto. Le informazioni contenute in ogni singolo messaggio vengono divise appunto in “pacchetti di dati” di lunghezza fissa. Ogni pacchetto è in grado di viaggiare in modo autonomo, fino a ricostruire il messaggio originale una volta giunto al destinatario.
Il Word Wide Web, letteralmente “ragnatela mondiale” non è sinonimo di Internet ma è uno dei servizi che offre. I suoi contenuti sono vastissimi e soprattutto di facile reperibilità, e questo grazie ai motori di ricerca come Google e dei browser come Chrome o Firefox. Gli stessi dati possono essere visibili da più computer e quindi da persone che, a loro volta, possono decidere di servirsene per scopi ricreativi, di ricerca, o di condividere le informazioni trovate sui loro social.
C’è anche però chi Internet lo sa usare così bene che se ne approfitta, per scopi più o meno nobili, creando non pochi problemi per la nostra sicurezza. In realtà, accanto alla serie di truffatori e criminali molti intendono difendere, almeno queste le loro intenzioni, la libertà della rete, ritenendo l’anarchia l’unico vero baluardo della democrazia sul web.
È ad esempio il caso di Anonymous il gruppo di attivisti e hacker che si riuniscono intorno ad un unico obiettivo e sotto la maschera di Guy Fawkews, agendo ognuno autonomamente. Il gruppo non ha membri fissi ed agisce sotto forma di azioni di richiamo, campagne contro imprese, persone, istituzioni governative.
[Anonymous è] la prima coscienza cosmica basata su Internet, Anonymous è un gruppo, nello stesso senso in cui uno stormo di uccelli è un gruppo. Come si fa a sapere che è un gruppo? Perché viaggiano nella stessa direzione. In qualsiasi momento, più uccelli possono unirsi, lasciare lo stormo o staccarsi completamente verso un’altra direzione. (Chris Landers, Baltimore City Paper, 2 aprile 2008)
Il 9 gennaio, subito dopo gli attentati di Parigi, Anonymous inizia la sua campagna contro i terroristi dell’IS e ne dà l’annuncio così:
Saluti a voi, cittadini del mondo. Noi siamo Anonymous. Prima di tutto vogliamo esprimere il nostro dolore e solidarietà per le vittime, i feriti e le loro famiglie. Per difendere i nostri valori e la nostra libertà siamo sulle tracce degli appartenenti ai gruppi terroristici responsabili degli attacchi, non ci fermeremo, non dimenticheremo, e faremo tutto il necessario per porre fine alle loro azioni. Durante gli attacchi a Charlie Hebdo, avevamo già dichiarato la nostra determinazione a neutralizzare chiunque attaccasse le nostre libertà. Adesso faremo lo stesso. Aspettatevi la nostra totale mobilitazione. La violenza non ci indebolirà, ma ci darà la forza per unirci e combattere insieme la tirannia e l’oscurantismo. Noi siamo Anonymous. Noi siamo legione. Non dimentichiamo. Non perdoniamo. Aspettateci”.
Il premier Matteo Renzi assicura che “ad aprile saremo pronti con il primo bando sulla banda ultralarga. Sarà il primo di una serie di bandi con i quali portare a tutti i cittadini entro il 2020 la connessione Internet ad alta velocità. Insomma, facciamo un Internet Day il 29 aprile: per celebrare tutti assieme il senso della rivoluzione che è iniziata 30 anni fa”.
Interessante sapere che è proprio a causa di questa rivoluzione così celebrata che nel 2014 il premier (ma non solo lui, anche Salvini e Grillo) si è visto oscurare la sua pagina officiale. Uno scherzo di Guy Fawkes, a quanto pare.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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