Colpito da leucemia mieloide a soli 50 anni, Sinisa Mihajlovich sta combattendo con grandissima dignità e coraggio, una battaglia per la vita. Grande calciatore ma soprattutto grande uomo, l’attuale allenatore del Bologna ha stabilito con i suoi supporter, ma più in generale con gli sportivi di tutta Italia e non solo, un rapporto fatto di stima e affetto mai visti prima sul campo di calcio.
Per parlare della sua malattia aveva scelto il dialogo diretto con i suoi affezionati tifosi. “Ho un cancro” disse all’epoca a giornali e tv. “Devo combattere per vincere questa difficile partita. Lo faccio più che per me, per i miei figli, mia moglie e quanti mi vogliono bene, a cominciare da voi, cari tifosi…”.
Quelle parole commoventi fecero il giro del mondo raccogliendo consensi e condivise manifestazioni d’affetto. La simpatia, unite alla stima che ha sempre circondato il personaggio Mihajlovich, in occasione della malattia si sono presto trasformate in autentica e carismatica vicinanza.
Alla fine di novembre il tecnico della squadra rossoblu, visibilmente gonfio in viso, in testa una scoppola che nasconde la mancanza di capelli a causa dei potenti farmaci, aveva concesso ai media e per loro tramite a milioni di sportivi e non, un aggiornamento sul suo percorso clinico. Grazie a un donatore sconosciuto Mihajlovich aveva potuto sottoporsi ad un riuscito trapianto di midollo e da quel momento la strada per lui non era più in salita. Il primo segnale, grazie anche alle 19 pasticche giornaliere che lo sostengono, era stato quello di riprendere gli allenamenti del suo Bologna.
Ma, un giorno, arriva la scadenza delle elezioni in Emilia Romagna ed il nostro “Sergente di ferro”, come è soprannominato per la sua severità, in campo come nella vita, rivendica il suo diritto a scegliere quello che ritiene come il candidato giusto da sostenere per la guida della Regione: il capo della Lega, Matteo Salvini.
Apriti cielo! L’allenatore tanto amato non andava più bene per tutte le stagioni, ovvero, per le varie componenti politiche che inevitabilmente si ritrovano nella tifoseria o i movimenti e i partiti di un Paese.
Su quella esternazione piovono insulti e offese finalizzate a bloccare il suo endorsement agli avversari del governatore in uscita. E naturalmente l’augurio più becero e violento: “Devi morire”. Gli hater si scatenano sui social, non gli risparmiano nulla, fino ad augurargli, come già detto, la morte. Qualcuno è arrivato anche a rimproveragli scarsa riconoscenza nei confronti dell’ancora reggente Stefano Bonaccini (Pd) per il fatto di essere stato curato in un ospedale pubblico di Bologna. (sic!)
Stupida, cieca ed antidemocratica follia, manifestazione infantile e cinica di autentici “cretini” non inquadrabili nemmeno politicamente. Sarebbe troppo facile definire questi fomentatori di odio, uomini di sinistra o progressisti. Questi subumani non possono e non devono avere collocazione politica.
Per loro meglio la fogna e l’oblio.
Prendere posizione su una consultazione elettorale è un diritto dovere di tutti. Lo dice la Costituzione, lo ribadiscono le leggi ma soprattutto lo impone la propria coscienza. Lo conferma in queste ore quello che altri uomini, più o meno importanti del calcio e dello sport più in generale stanno facendo sullo scontro politico in corso.
Ma insieme agli stolti ci sono anche coloro che su queste cose pretendono di affidare anche una chiave di lettura etico politica abbastanza risibile. Un editorialista dell’ultim’ora e dell’ultimo quotidiano “indipendente” on line, ha voluto “spiegare” l’atteggiamento completamente diverso di due sportivi che tra i primi si sono schierati in vista del voto di domenica: l’argentino Julio Velasco, ex allenatore della nazionale di pallavolo italiana e Mihajlovic, ora non più solo ma in compagnia di un Arrigo Sacchi che si appresta a lanciare il suo endorsement al centrodestra, questa sera, durante la presentazione del libro “La coppa degli immortali” scritto con Luigi Garlando.
Due posizioni opposte, la prima a favore del centro sinistra, l’altra, come sappiamo, a favore del centrodestra. “Entrambi i personaggi portano sulle spalle il passato sanguinoso dei loro Paesi”, scrive il commentatore. Mentre l’argentino ha capito la lezione dalla dura repressione dei generali golpisti negli anni 70-80, “la disumana guerra dei Balcani non pare aver depositato alcun apprendimento nell’animo del tecnico serbo”, sintetizza nel suo fondo.
Ma che c’entra l’assist di Mihajlovich con Salvini? Difficile rispondere alla stupidità. Semplice. Salvini è un fascista sanguinario e golpista e non può essere sostenuto. Con la stupidità non ci si misura così come la verità non può essere travisata a proprio piacimento. La storia è una e la narrazione dei fatti come sono accaduti.. Si può ancora concedere spazio a chi, a seconda dell’ideologia che segue, mette in evidenza ciò che gli fa più gioco e nasconde invece quello che è scomodo? Evidentemente no. E perché?
Perché mai nessuno si sognerebbe di dire che chi vota Stefano Bonaccini, candidato del centrosinistra per il rinnovo della carica di governatore, non ha appreso nulla dai massacri di Stalin…
Alessandra Binazzi
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