La Procura di Roma ha chiesto oggi al gip l’archiviazione per 116 gli indagati nella maxinchiesta su Mafia Capitale. Tra le persone su cui i pm di piazzale Clodio non hanno trovato elementi per proseguire le indagini figurano politici, imprenditori, professionisti e personaggi già al centro di altre inchieste giudiziarie. Tra loro anche il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, sul quale nulla è trapelato prima. Ovvero, dell’avviso di garanzia per i reati connessi a Mafia Capitale l’opinione pubblica, cittadini romani e laziali in particolare, sono venuti a conoscenza solo ora che per lui è stato chiesto il proscioglimento.
«Ho appreso dalle agenzie di stampa che la Procura di Roma ha svolto delle indagini a seguito delle accuse che mi vennero rivolte da Salvatore Buzzi, che io querelai» ha commentato il presidente Zingaretti, spiegando che «ora, dopo le doverose indagini compiute, la Procura ha chiesto l’archiviazione in attesa del pronunciamento del Gip. Continuo sereno la mia attività e ringrazio la Procura per la serietà con cui ha svolto i dovuti accertamenti».
«A Zingaretti sono stati risparmiati 2 anni di gogna mediatica – ha osservato con stupore l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, al quale invece la ‘gogna’ è stata applicata il 2 dicembre 2015 quando a carta stampa e altri media è stata data la notizia di un’indagine a suo carico, sempre nell’ambito dell’inchiesta ribattezzata ‘Mezzo Mondo’- nonostante non sia un privato cittadino. Spero almeno che si assuma la responsabilità di rendere testimonianza al processo». Della richiesta di archiviazione per l’accusa contestatagli (associazione di stampo mafioso) nell’ambito dell’inchiesta su Mafia Capitale, era stato lo stesso procuratore aggiunto Paolo Ielo a darne notizia, nel corso dell’udienza del processo per corruzione a Marco Milanese, il 16 settembre scorso.
Oltre al presidente della Regione Lazio, per lui l’accusa era ‘corruzione e turbativa d’asta’, la Procura ha chiesto di archiviare la posizione di Vincenzo Piso, parlamentare, ex PdL ora gruppo Misto a cui era contestato il finanziamento illecito. Molti i politici nella richiesta di archiviazione: il presidente del Consiglio Regionale, Daniele Leodori (turbativa d’asta), l’ex consigliere comunale con delega per lo sport nella giunta Alemanno, Alessandro Cochi (turbativa d’asta) e l’ex braccio destro di Alemanno, Riccardo Mancini (associazione mafiosa) e il capo della segreteria di Alemanno, Antonio Lucarelli (associazione mafiosa). Tra gli imprenditori il costruttore Luca Parnasi (corruzione), Presente anche Gennaro Mokbel (riciclaggio), già condannato in primo grado per il caso Tis-Fastweb. Chiesta l’archiviazione per Ernesto Diotallevi (associazione mafiosa). Stessa richiesta per i penalisti Paolo Dell’Anno, Domenico Leto e Michelangelo Curti, finiti nel registro degli indagati per associazione mafiosa.
«C’è una differenza fondamentale tra queste 116 persone – ha commentato ancora Alemanno -: c’è chi come me e Lucarelli è finito sulle prime pagine di tutti i giornali e ha subito mesi di infamia e di isolamento e chi invece, come appunto Zingaretti e Leodori, ha visto pienamente rispettata la sua ‘privacy’, e ha potuto esercitare importanti incarichi istituzionali senza avere nessun problema di immagine. Ringrazio pertanto la Procura di Roma per l’onestà intellettuale che l’ha portata a prendere l’iniziativa del proscioglimento nei miei confronti e nei confronti di molti miei collaboratori, ma mi domando chi ci chiederà scusa per due anni di titoli in prima pagina sui giornali e di emarginazione politica e professionale”.
Con un tweet anche Francesco Storace, segretario de La Destra, commenta la notizia: “Fatemi capire: 116 richieste di archiviazione per Mafia Capitale e Gramazio (Luca Gramazio, ex consigliere comunale fino al 2013, poi consigliere regionale di FI, è in carcere dal 4 giugno 2015, ndr)) dentro? Virginia, ora te la senti di rifare le elezioni?“.
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