Il progetto? Nasce grazie all’ok autorevole di Obama. L’hanno chiamata “Operazione Internet Invisibile” o anche “Rete-ombra”. Eppure, questa volta non c’entrano né la Cia né la guerra fredda, con la Rete ombra l’obiettivo, ambizioso, è di aiutare i Governi in rivolta. I dissidenti pacifici e disarmati. Obama e Hillary Clinton tengono dunque fede alla promessa di usare le nuove tecnologie a sostegno dei movimenti antiautoritari: dal mondo arabo ai militanti cinesi per i diritti umani. Ma nessuno immaginava che dietro i proclami ufficiali stessero lavorando i superesperti in tecnologie, i giovani hacker, in grado di realizzare iperboliche operazioni anti-censura.
Una specie di Guerra Santa in nome delle rivolte democratiche che unisce la Casa Bianca e un esercito di giovani auto-definitosi “movimento delle tecnologie alternative”, fino a ieri più vicino a Julian Assange che a Washington. A rivelarlo è proprio uno scoop del New York Times, risultato di mesi di lavoro, interviste e “soffiate” da alcune gole profonde che collaborano con il Dipartimento di Stato. La stessa Clinton conferma indirettamente al New York Times queste rivelazioni. “Sempre più numerosi – dice il segretario di Stato – sono coloro che nel mondo intero usano Internet, i cellulari e altre tecnologie per far sentire le loro voci, protestare contro le ingiustizie. È una storica opportunità, un cambiamento positivo, che l’America deve sostenere. Perciò stiamo facendo il possibile per aiutarli a comunicare tra loro, con le loro comunità, e con il mondo intero”. Centinaia di milioni di dollari sono stati stanziati per finanziare la versione aggiornata al XXI secolo di quel che erano la Voice of America o Radio Free Europe prima della caduta del Muro di Berlino. Non è una novità che gli Stati Uniti aiutino i dissidenti democratici, in passato avevano messo a disposizione degli attivisti cinesi dei software che consentono di navigare online dissimulando la propria identità. Ma l'”Internet Invisibile” apre una dimensione nuova. Punta ad aggirare tutti i server di Stato. La necessità di costruire delle Reti parallele, clandestine e non individuabili, per gli americani è nata anzitutto nel teatro di guerra afgano. Perfino in un paese arretrato come l’Afghanistan, gran parte della popolazione ormai comunica con i cellulari. Ma le “torri” dei ripetitori usate per la telefonìa sono un bersaglio facile per i talebani, che riescono a sabotarle o a prenderne il controllo. Così è partito il primo progetto di reti mobili alternative, invisibili e difficilmente attaccabili.La sua applicazione al servizio della “primavera araba” è recente. Washington ha visto Mubarak entrare in azione con un blackout generale di Internet, negli ultimi giorni della dittatura. Di colpo le armi usate dai giovani di Piazza Tahirir, Facebook e Twitter, rischiavano di essere inutilizzabili. E’ a quel punto che la Casa Bianca e il Dipartimento di Stato hanno messo assieme quella che il New York Times descrive come “un’improbabile alleanza di diplomatici, ingegneri militari, giovani informatici e dissidenti da una dozzina di paesi diversi” per cooperare al grande progetto. Tra i protagonisti c’è Sascha Meinrath, direttore della Open Technology Initiative, un’autorità fra i teorici della “liberazione attraverso le tecnologie”. Con lui collaborano lo hacker Thomas Gideon, e un esperto di sicurezza contro i cyber-attacchi, Dan Meredith. La media di età non supera i trent’anni. Si ritrovano in un anonimo palazzo di uffici sulla L Street di Washington, e lavorano alla costruzione di un “mesh network”, o tecnologia “reticolare”, che sfrutta la potenza di gadget diffusi e decentrati per mettere “in rete” comunicazioni che by-passano l’Internet tradizionale. La valigetta 24 ore con laptop e cellulari che consente di costruirsi un “Internet fatto in casa, portatile”, è una delle creature di questo progetto. Un altro progetto finanziato dal Dipartimento di Stato usa la tecnologia Bluetooth per trasmettere immagini saltando direttamente da un telefonino all’altro senza usare le reti telefoniche di Stato, bensì sfruttando un “network” parallelo. Un solo pc basterà a governare l’intero sistema. Una vera sfida per qualsiasi Governo tentare di controllare un sistema di questa portata.
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