Il boia delle Fosse Ardeatine, l’ufficiale nazista Erich Priebke, che si è spento a Roma, dove era stato obbligato a soggiornare dopo la condanna all’ergastolo per l’eccidio costato la vita, nel 1944, a 335 persone, non trova pace neanche da morto. Non per i gravissimi fatti che risalgono a 70 anni fa, bensì per l’assoluta mancanza di volontà da parte delle istituzioni romane di concedergli sepoltura, né nella Capitale né altrove: il sindaco, Ignazio Marino, e il prefetto, Giuseppe Pecoraro, che hanno tenuto conto delle vivaci proteste della Comunità ebraica e dell’Anpi, hanno deciso infatti di negare “l’ utilizzo di qualsiasi spazio pubblico”. Ma non ci sarà nemmeno la benedizione della salma. Sembra esserci sul cadavere di questo centenario un accanimento senza precedenti, che ha dell’incredibile.
Nessuna pietà, dunque per Erich Priebke, neanche quella cristiana. Il Vicariato ha fatto sapere nei giorni scorsi che “non è prevista nessuna celebrazione esequiale”. E se c’è stato qualche fraintendimento, smentite fino a questo momento non ne sono arrivate.
Si è dichiarato invece “disponibile a celebrare le esequie di mio fratello Priebke“, Aniello D’ Angelo, ex diacono nella frazione di Palinuro del Comune di Centola (Salerno) e fondatore della ‘ Chiesa Cristiana Ecumenica, Cattolica, Apostolica’, un ente di culto nato nel settembre dello scorso anno. Sulla sua pagina Facebook D’Angelo ha scritto: “Resto esterrefatto dalla decisione del vicariato di Roma. Di fronte alla morte di una ‘ persona’ nessuno dovrebbe erigersi a ‘ giudice’; a maggior ragione chi predica amore e misericordia, nel nome di Dio”.
Un dibattito “tra il macabro e il grottesco” per Massimo Cacciari, filosofo, già sindaco di Venezia, è quello incentrato in questi giorni sulla salma dell’ex ufficiale SS: “Ritengo sia grottesco e macabro che si arrivi a discutere se seppellire o meno una persona”, ha detto. “Siamo di fronte alla morte di un vecchio, criminale efferato e mai pentito. Lo si seppellisca. Non è in discussione il pentimento e tantomeno il perdono. Priebke è morto, che Dio ne abbia misericordia. Cosa vogliamo, dare le sue spoglie in pasto agli avvoltoi”.
Dopo tre giorni di accesissime polemiche, il vicariato di Roma per bocca del cardinale Agostino Vallini rende poi noto che “fatte le valutazioni del caso abbiamo deciso di proporre per Priebke, una modalità diversa, ovvero quella di una preghiera per la misericordia di Dio in casa del defunto (al momento il corpo di Priebke è ospitato nell’obitorio del policlinico ‘Gemelli’, ndr). Nel rispetto della normativa canonica, tutti i ministri cattolici, nella diocesi di Roma, si atterranno dunque alle disposizioni stabilite dall’ Ordinario”. Contemporaneamente, all’avvocato di Priebke, Paolo Giachini, è stato notificato il decreto con cui il questore Fulvio della Rocca vieta, per motivi di ordine e sicurezza, nell’ambito di tutta la provincia di Roma, che le funzioni relative alle esequie ed al trasporto della salma dell’ex ufficiale delle SS avvengano in forma pubblica e solenne, nonché lo svolgimento di qualsiasi manifestazione pubblica. Da parte sua l’avvocato Giachini ha ribadito che “le esequie potrebbero essere anche celebrate in una chiesa protestante che magari accetta il rito cattolico e comunque nei luoghi che non devono sottostare all’ordinario di Roma”.
Il caso dunque sembra avviarsi ad una conclusione, sia pure ancora incerta e confusa che comunque, alla fine, potrebbe rivelarsi un boomerang per istituzioni e Chiesa che stanno trasformando la morte di un uomo, le sue responsabilità terrene ed il suo passaggio nell’aldilà, secondo criteri e riti religiosi, in una parodia da operetta che forse andava evitata.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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