Lavoro per il Comune al posto delle tasse: è una misura prevista dal decreto Sblocca Italia (legge 164/2014) che consente di trasformare i debiti con il Fisco in lavori socialmente utili. Dalla cura del verde al recupero di aree degradate: sono molti gli impegni che possono far comodo alla comunità e compensare nel contempo le tasse comunali arretrate e magari anche quelle future.
A Invorio, un piccolo comune di quasi 5 mila anime, in provincia di Novara, l’articolo 24 della legge 164, che prevede l’«agevolazione della partecipazione delle comunità locali in materia di tutela e valorizzazione del territorio», ha fatto scaturire nella mente di alcuni inquilini delle case popolari, impossibilitati a far fronte alle spese, l’idea di potere ripagare il proprio Comune con lavori socialmente utili. Il sindaco Dario Piola avrebbe voluto accettare, ma la burocrazia glielo impediva.Fino al novembre scorso, quando il decreto di cui sopra lo ha legittimato.
Oggi, dunque, se si passa per questo comune conosciuto anche come “Porta del Vergante”, con il 65% del territorio prevalentemente collinare ricoperto da boschi, può capitare di imbattersi in un novello netturbino, quasi sessantenne, che dopo una vita passata a fare il muratore ha accettato di spazzare le strade per pagare il sul debito di mille euro tra Tari e affitto per l’appartamento che occupa nelle case popolari. Per sanare la sua morosità ha accettato di lavorare un mese intero, per cinque giorni alla settimana, paga di 7,5 euro l’ora (per un massimo 4 ore al giorno), prendendosi cura di strade e marciapiedi.
Ma Invorio non è il primo paese a mettere in pratica questa sorta di ‘baratto’. A far da apri-pista è stato infatti Massarosa, nella provincia di Lucca, che ha varato fin dallo scorso gennaio, un bando che offriva uno sconto del 50 per cento sulla tassa dei rifiuti in cambio del taglio dell’erba in certe aiuole, l’imbiancatura di alcune aule della scuola, piccoli lavori di falegnameria e manutenzione dei cigli delle strade: “Chi viene reclutato segue due incontri di formazione e poi, per i lavori che lo richiedono come per esempio il taglio del verde, diamo tutta l’attrezzatura occhiali, scarpe antiscivolo, giubbotti fosforescenti e protezioni, più l’assicurazione”, spiega il sindaco Franco Mungai.
Ma questo è solo l’inizio. Perché sono già molti i sindaci interessati a chiedere consiglio e copia dei regolamenti approvati nei due comuni dove l’esperimento è stato messo in pratica con risultati più che positivi. Il 16 ottobre prossimo è in programma un convegno nazionale proprio per dare modo a chi governa le città di confrontarsi sull’applicazione del “baratto”, uno scambio bilaterale di beni o servizi considerato la prima forma storica di scambio commerciale, anteriore a qualsiasi forma di scambio monetario.
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