Il primo Marco Polo a percorrere la “Nuova via della seta” sarà proprio lui, il presidente della Cina Xi Jinping. Arriva in un’Italia blindata e al centro di molte polemiche interne ed internazionali, pronto a firmare quel famoso memorandum che non fa dormire sonni tranquilli a Governo, Presidenza della Repubblica e opposizione.
Xi Jinping avrà tre incontri al Quirinale (tra domani e sabato), uno con la presidenza del Senato a Palazzo Madama e un altro con quella della Camera dei deputati a Montecitorio. Seguirà una visita all’Altare della Patria. Sabato mattina l’incontro con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e meeting sul memorandum per gli accordi commerciali Italia-Cina con la relativa firma e pranzo ufficiale. Il presidente cinese farà, infine, una visita privata a Palermo dove, dopo la visita a Palazzo dei Normanni sede della Regione siciliana, incontrerà gli industriali locali. Domenica, Xi, ripartirà per Nizza dove avverrà l’incontro con il Presidente della Repubblica francese Macron.
Sabato, come da protocollo e da programma, sarà siglato il famoso memorandum, accordo che ha suscitato non poche perplessità soprattutto da Washington e Bruxelles. Tra i Paesi dell’UE, infatti, l’Italia è la prima Nazione del G7 a firmare questo tipo d’intesa. “Si tratta solo di un memorandum che rispetta i parametri europei, accordi commerciali che riguardano infrastrutture, macchinari e finanza e una cooperazione in materia di esteri, commercio e cultura” – così Conte – risponde ai molti dubbi sollevati da Bruxelles .”Siamo l’unico Paese Ue che ha chiesto di includere nell’accordo il riferimento ai valori e ai principi europei, quindi ribalto le preoccupazioni: noi siamo il Paese che, dialogando con la Cina, sensibilizzerà il nostro partner su standard che sono patrimonio comune e di cui chiederemo l’applicazione”.
Ma quali sono i punti chiave e le perplessità su questo accordo? Il memorandum è stato modificato dall’Italia che ha rafforzato alcuni punti dello stesso: primo fra tutti il sistema Golden Power per le aziende strategiche ossia la facoltà del governo di salvaguardare gli interessi nazionali, ovvero l’impossibilità di scalare aziende oltre una certa soglia. Per quanto riguarda i porti commerciali verranno rimodulati i protocolli per quelli di Trieste e Genova per i quali restano in vigore gli accordi e le normative sancite in ambito UE.
Altro capitolo fondamentale previsto dagli accordi sulla “Nuova Via della Seta” è il sistema di tecnologia avanzatissima nominato 5G. La Cina si appresta a diventare leader mondiale di questa tecnologia super rivoluzionaria, ed è questo il vero terminale di preoccupazione per tutti. La scelta dei nuovi sistemi tecnologici in grado di rivoluzionare la vita di persone, imprese , sistemi ed armamenti è il nodo da sciogliere soprattutto in materia di sicurezza planetaria. A questo riguardo il Consigliere alla sicurezza nazionale di Donald Trump, John R. Bolton, ha parlato delle proposte cinesi come “di un approccio da predatori e senza vantaggi per il popolo italiano.”
Secondo gli accordi che saranno firmati si tratta di un investimento da 1,3 trilioni di dollari e gli avversari di questa intesa con la Cina si soffermano in particolare su tre punti fondamentali: colonizzazione tecnologica, una volontà egemonica quella dei cinesi con poca trasparenza e con poca attenzione ai diritti dei lavoratori e scarso rispetto dei livelli di welfare europei.
Il viceministro degli Esteri cinese Wang Chao ha sottolineato i benefici che deriverebbero dall’intesa Italia – Cina affermando che nel “processo di sviluppo della nuova Via della seta, è inevitabile che si possano incontrare alcune incomprensioni e anche dubbi”, ma “i fatti parleranno sempre più forte delle parole: un accordo tra Cina e Italia sarebbe di beneficio per lo sviluppo economico di entrambi”.
E l’America? Anche gli USA hanno un fronte cinese, forte e preoccupante.
Alla vigilia della visita del presidente cinese in Italia, Trump rivede i progressi con la Cina e fa slittare l’entrata in vigore dei dazi previsti per il 1 marzo. “Non stiamo parlando di togliere i dazi ma di lasciarli per un po’ di tempo perché dobbiamo essere sicuri che se stringiamo un accordo con la Cina quest’ultima lo rispetterà. La Cina ha avuto campo libero nel nostro Paese portando via 500 miliardi di dollari per anni. Non sono sfavorevole ad un accordo – continua Trump – ma dobbiamo riprenderci i miliardi tolti.” La dichiarazione del presidente USA avviene durante la sua visita in Ohio dove si trovano le maggiori fabbriche di costruzione di carriarmati, proprio perché, ribadisce Trump, “il settore manifatturiero è stato da sempre quello più colpito dalle importazioni cinesi”. I colloqui con le delegazioni continuano, e l’entrata in vigore della nuova ondata di dazi è stata rinviata di qualche tempo affinchè la trattativa possa arrivare a buon punto.
A.G.M.C.
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