I ricchi sempre più pochi ma anche sempre più ricchi. È il quadro che emerge dall’ultimo rapporto Oxfam, la Ong britannica attenta all’economia sociale: l’1% dei facoltosi inghiotte il restante 99% e si acuisce la piaga della disuguaglianza sociale.
La ricchezza del mondo in mano ad 8 ‘Paperoni’. In occasione del World Economic Forum, nella cittadina svizzera del cantone dei Grigioni, l’Oxfam delinea un quadro allarmante che non fa prevedere nulla di buono: 3,6 miliardi di persone insieme hanno guadagnato quanto gli 8 miliardari censiti da Forbes. Così i super ricchi banchettano e lasciano gli altri a cibarsi delle loro briciole.
Il rapporto Oxfam 2016 in realtà conferma quanto rilevato l’anno precedente ma con una novità: «La novità di quest’anno è che la diseguaglianza non accenna a diminuire, anzi continua a crescere, sia in termini di ricchezza che di reddito», spiega Elisa Bacciotti, direttrice delle campagne di Oxfam Italia. Se la ricchezza continuerà ad essere così mal distribuita, a favore solo di pochi, pochissimi privilegiati, tra 25 anni potremmo trovarci di fronte al primo trillionario, con una ricchezza superiore ai mille miliardi di dollari.
Un’economia per il 99%” (la percentuale di popolazione che si spartisce le briciole), raccontano che sono le multinazionali e i super ricchi ad alimentare le diseguaglianze, attraverso elusione e evasione fiscale, massimizzazione dei profitti e compressione dei salari. Ma non è tutto. Grandi corporation e miliardari usano il potere politico per farsi scrivere leggi su misura, attraverso quello che Oxfam chiama capitalismo clientelare”, conferma l’Ong.
E in Italia? Purtroppo, continua Bacciotti, “L’Italia non fa eccezione. I primi 7 miliardari italiani possiedono quanto il 30% dei più poveri”. Secondo i dati quindi, il 20% dei cittadini più ricchi possiede il 69,05% della ricchezza totale del Paese, un un altro 20% ne controlla il 17,6%, lasciando al 60% più povero il 13,3%. Vi è però anche un altro dato vero in Italia come altrove. Non solo la ricchezza è nelle mani di pochi ma quei pochi se la tengono ben stretta: mentre un tempo l’aumento della produttività si traduceva in un aumento salariale, oggi, e da tempo, non è più così. In questo modo, per il lavoratore medio non beneficia di un momento florido della società o dell’azienda per cui lavora e l’unica nota positiva per lui sembra essere quella di non venire licenziato. Ed infatti ben il 76% degli intervistati – secondo il sondaggio fatto da Oxfam per l’Italia – è convinto che la principale diseguaglianza si manifesti nel livello del reddito.
Cosa fare. Nell’incontro di Davos, in programma per domani, sono otto i punti che verranno presi in considerazione dai potenti del mondo per cercare di porre un freno alla disuguaglianza, conta costruire il volto di quella che viene definita “economia umana”. Gli spunti non sono originali, se ne sente parlare in realtà da parecchi anni. Si tratta di politiche per arginare la concentrazione di ricchezza e la concorrenza fiscale al ribasso. Ma anche sostegno a modelli di business non orientati solo a massimizzare il profitto, incoraggiamento di innovazioni tecnologiche a vantaggio di tutti; una transizione verso l’uso di energie rinnovabili ed infine la promozione dello sviluppo in base anche ad indicatori relativi al benessere dei cittadini e non solo del Pil. La speranza è che le belle parole si trasformino finalmente in azioni ed iniziative in grado di costruire il volto di economia più umana.
P.M.
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