Si terrà il 4 dicembre prossimo il referendum costituzionale sostenuto dal Governo Renzi per il superamento del bicameralismo perfetto. Così è stato deciso dalla riunione del Consiglio dei ministri, mentre l’aggiornamento del Def (Documento di Economia e Finanza) avrà invece luogo nella giornata di oggi.
“Non c’è un motivo particolare per la scelta – spiega il sottosegretario Claudio De Vincenti in conferenza stampa – “In ogni caso ci sembra che da qui al 4 dicembre ci sia il tempo per sviluppare e approfondire un confronto tra i cittadini sui contenuti della riforma costituzionale che è il tema chiave: è una scelta che riguarda il funzionamento delle istituzioni”.
Il 4 dicembre, anche se paurosamente vicino al Ponte dell’Immacolata, era già ieri data da voci interne al Parlamento come la scelta più probabile.
“Ancor più della manovra, il nostro appuntamento cruciale è il referendum” perché l’Italia ha bisogno “di una governance forte”, afferma il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda. Ne fa una questione personale anche il M5S che vede nel risultato del referendum un legame indissolubile con la creazione di un governo più solido oppure con la sua caduta.
“Quando abbiamo detto No alle Olimpiadi hanno tremato, ma con il No al referendum vedranno la loro fine”, aveva profetizzato il sindaco di Roma Virginia Raggi, dal palco della festa “Italia a 5 Stelle” di Palermo.
In effetti, malgrado il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio abbia invitato a separare i due ambiti, sottolineando che non si tratti di “un referendum sul governo”, era stato proprio il premier Matteo Renzi ad aver legato il suo futuro politico e, dunque anche la sopravvivenza del Governo, alla vittoria al refendum. Recentemente, Renzi ha fatto marcia indietro, ammettendo al programma di La7 Otto e Mezzo, in un confronto con il giornalista Marco Travaglio, di aver commesso un errore ad aver personalizzato così la battaglia sulla riforma del Titolo V.
“E’ grave che Renzi abbia scelto la data senza consultarsi con le opposizioni. Ed è altrettanto grave e vergognoso che abbia negato ai cittadini la possibilità di esprimersi su un tema così delicato e importante, facendo un’indegna melina” ha commentato Beppe Grillo.
Ma non è solo il M5S a criticare le modifiche al testo costituzionale: protestano anche Forza Italia e Sinistra Italiana per non essere stati consultati nella scelta della possibile data. Mentre per Brunetta (FI)“Renzi è uno spudorato imbroglione” , Arturo Scotto (SI) ha ritenuto il premier “di scarsissima sensibilità istituzionale”. A questo punto non è escluso che la decisione di oggi potrebbe essere preceduta da un incontro preliminare con le forze di opposizione.
La scheda del referendum, Brunetta: “uno spot per il sì”. Sempre nel corso del programma Otto e mezzo, il premier Matteo Renzi ha anche mostrato quello che dovrebbe essere il testo del quesito che gli italiani si troveranno davanti in cabina elettorale:
Approvate il testo della legge costituzionale concernente “disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del Cnel e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione”.
In quell’occasione il giornalista Marco Travaglio aveva criticato il testo, affermando che sembrava scritto per spingere gli elettori a barrare la casella del sì. Dello stesso parere anche il leader di Forza Italia Renato Brunetta che tre giorni fa lo ha definito un vero e proprio “spot per il sì”.
“Brunetta – ha risposto alla polemica il senatore Andrea Marcucci – scopre, dopo 2 anni e 6 mesi dalla presentazione, come si chiama il disegno di legge costituzionale Boschi, che sarà sottoposto a referendum confermativo. Il quesito altro non è che il titolo di tale ddl, come prevede la norma”.
Il Paese – ha ricordato oggi il card.Bagnasco – è atteso per un importante appuntamento, il Referendum sulla Costituzione. Come sempre, quando i cittadini sono chiamati ad esprimersi esercitando la propria sovranità, il nostro invito è di informarsi personalmente, al fine di avere chiari tutti gli elementi di giudizio circa la posta in gioco e le sue durature conseguenze”.
Tra pareri favorevoli e pareri contrari, vediamo dunque di fare il punto sulle modifiche proposte dal Governo, seguendo il “fac simile” del testo così come ci è pervenuto.
Superamento del bicameralismo paritario e riduzione dei parlamentari. Il bicameralismo perfetto (o paritario) è il sistema parlamentare che attualmente gestisce l’iter legislativo del nostro Paese e che attribuisce alle due Camere (Deputati e Senatori) lo stesso peso e lo stesso potere. Tutti i provvedimenti devono quindi passare al vaglio di entrambe le ali del Parlamento per l’approvazione e la modifica. La stessa cosa vale per la fiducia al Governo. La riforma Boschi, approvata il 12 aprile 2016, propone la Camera dei Deputati come l’unica assemblea che avrà il compito di approvare o respingere le leggi ordinarie, di bilancio e la sola a poter dare la fiducia o meno al Governo.
Il senato diverrà un organo rappresentativo delle autonomie regionali e il numero dei senatori scenderà da 315 a 100. I membri dell’assemblea però non saranno direttamente eletti dai cittadini con questa funzione: 95 saranno eletti dai vari consigli regionali (21 sindaci, uno per regione eccetto il Trentino Alto Adige che ne avrà due e 74 consiglieri regionali). A questi, che rimarranno in carica fino alla scadenza del loro mandato amministrativo locale, si aggiungeranno gli ultimi cinque, nominati dal Presidente della Repubblica e che rimaranno in carica sette anni. Non vi saranno più senatori a vita e il loro stipendio non verrà pagato dal Senato ma sarà quello da amministratori.
Riforma del Titolo V ed abolizione del Cnel. In chiara inversione di marcia rispetto al 2001, una ventina di materie tornano di competenza dello Stato: l’ambiente, la gestione di porti e aeroporti, trasporti e navigazione, produzione e distribuzione dell’energia, politiche per l’occupazione, sicurezza sul lavoro, ordinamento delle professioni. Il Cnel (Consiglio nazionale per l’economia e il lavoro), è un organo ausiliario fino ad ora previsto dall costituzione nel quale 64 consiglieri sono chiamati ad esprimersi su economia e lavoro, oltre a proporre alla Camera delle leggi.
Elezione del Presidente della Repubblica, referendum abrogrativo e leggi d’iniziativa popolare. Niente più delegati regionali: dell’elezione del Presidente della Repubblica si occuperanno le due camere in seduta comune. Il quorum del refendum abrogrativo (50 più uno degli aventi diritto al voto) rimane invariato a meno che i cittadini a proporre la consultazione raggiungano gli 800mila; in quel caso basterà che vada a votare il 50 per cento più uno dei votanti alle ultime elezioni politiche. Perchè una legge promossa dai cittadini possa essere discussa in Parlamento dovrà invece contare 150mila firme, invece che 50mila.
I cittadini potranno esprimere la loro preferenza (sì o no alle modifiche del testo costituzionale) dalle 7 alle ore 23, mentre la campagna per il sì inizierà il prossimo 29 settembre a Firenze. Il premier Matteo Renzi: “La partita è qui ed ora. Chi vuole cambiare, ci dia una mano”.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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