Il bilancio della tragedia dell’hotel Rigopiano è di 6 vittime e 23 dispersi ma le ricerche non si fermano. Non si smette di scavare nella zona dove un tempo sorgeva il Resort di lusso, sul Gran Sasso, spazzato via mercoledì scorso da una valanga che ha esercitato una pressione di 120mila tonnellate, pari a 4mila tir a pieno carico.
L’instancabile lavoro dei soccorritori ha permesso di ritrovare i corpi di 5 vittime e di far scendere il numero dei dispersi da 32 a 23.
Chi lavora in quelle condizioni – ha sottolineato il capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio – lavora come se ci fossero da recuperare persone vive. La speranza c’è sempre, perché quegli eventi possono aver dato luogo a situazioni molto particolari”.
Non si sa ancora quanto dureranno le ricerche che hanno permesso a molte persone intrappolate sotto metri di neve, compresi bambini, di avere salva la vita. Ma una volta concluso il momento di gestione dell’emergenza che ha visto protagonisti vigili del fuoco, protezione civile, volontari, alpini e molti altri, sarà la volta delle Forze dell’ordine e della Procura. Perché l’allarme per la situazione di totale isolamento della frazione in provincia di Pescara e dell’hotel Rigopiano, a 1.200 metri di altitudine, con gli ospiti e il personale bloccato all’interno “terrorizzato”, è stata segnalata alla Prefettura, alla Provincia e alle altre Autorità competenti. Nell‘email dell’amministratore dell’albergo, 4 ore prima della tragedia si chiedeva espressamente “un intervento al riguardo”. Il quotidiano ‘Il Centro’, ha pubblicato questa mattina la nota inviata per posta elettronica dall’amministratore dell’hotel, Bruno Tomaso. La richiesta riguardava proprio un intervento per via delle avverse condizioni atmosferiche, ben quattro ore prima della valanga e dopo che si erano verificate già due scosse sismiche che avevano messo in allarme più di qualche cliente. Già alle ore 7 del 18 gennaio la Provincia di Pescara avrebbe saputo che la frazione vicino all’albergo era isolata.
“I clienti – si legge nella mail – sono terrorizzati dalle scosse sismiche e hanno deciso di restare all’aperto. Abbiamo cercato di fare il possibile per tranquillizzarli ma, non potendo ripartire a causa delle strade bloccate, sono disposti a trascorrere la notte in macchina. Con le pale e il nostro mezzo siamo riusciti a pulire il viale d’accesso, dal cancello fino all ss 42″. Poi, l’amministratore del resort chiedeva “di predisporre un intervento a riguardo”. L’email era stata inviata alla Provincia, alla Prefettura, alla polizia provinciale e al comune di Farindola.
Secondo il quotidiano, ad aggravare la situazione anche il guasto di due turbine, che avrebbero potuto ripulire la zona dell’hotel dalla neve: una, della Provincia di Pescara, risultava guasta dal 6 gennaio scorso e la seconda, che sarebbe dovuta intervenire nel pomeriggio di mercoledì, era ferma nel parcheggio della casa cantoniera di Penne in attesa di ordini mai giunti.
“E’ stata una bomba, mi sono ritrovato i pilastri addosso. Ero seduto sul divano e i pilastri sono scivolati in avanti tagliandolo in due. Ci siamo salvati per questo”, racconta Vincenzo Forti, uno dei superstiti. Gli ultimi quattro sopravvissuti, Francesca Bronzi, Giorgia Galassi, Vincenzo Forti e Giampaolo Matrone, sono stati estratti 48 ore dopo la tragedia: ora sono 11 in totale gli scampati alla valanga.
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