Prima multa in Russia aver violato la nuova legge che vieta la propaganda omosessuale in presenza di minori. Ad inaugurare la stagione degli effetti di un provvedimento che è in vigore in tutta la Russia dal gennaio scorso, è l’ organizzatore del gay pride russo.
Nikolai Alekseev è stato condannato a pagare una multa di 4.000 rubli (poco meno 90 euro rispetto al cambio attuale) per aver esposto durante un picchetto davanti alla biblioteca per bambini di Arkhangelsk, nel nord della Russia il cartello: “La propaganda gay non esiste perchè gay si nasce”. Il leader per i diritti dei gay in Russia intende fare ricorso.
La duma ha approvato già all’inizio del 2013 il divieto di propaganda. Con una maggioranza pressoché assoluta il Parlamento russo ha approvato l’estensione a tutto il territorio nazionale di una legge già in vigore a livello regionale in base alla quale diventa reato parlare in pubblico dei diritti, degli amori e delle speranze dei cittadini gay. Tutte queste attività, che vanno sotto la voce di “propaganda”, danno al giudice la possibilità di punire con pesanti multe (fino a 15mila euro) artisti, attori ma anche comuni cittadini che vogliano esprimere un’opinione in pubblico sulla situazione degli omosessuali. Ma soprattutto mette al bando o vietare preventivamente eventi, manifestazioni, concerti, che possano essere ritenuti a rischio di “propaganda gay”. Già in passato la Russia aveva applicato regole molto pesanti per colpire l’omosessualità: il famigerato articolo 121, imposto da Stalin nel ’34 e abolito solamente nel ’93, prevedeva infatti cinque anni di carcere per il reato di omosessualità.
Intanto le associazioni italiane LGBT scendono in piazza sabato 7 dicembre, a Roma, per manifestare contro ”lo stallo delle istanze Lgbt nel dibattito politico italiano, aggravato dal silenzio delle istituzioni dinanzi alle condotte anti-gay messe in campo in territori prossimi al nostro”. ”E’ inaccettabile – scrivono in una nota i promotori della manifestazione che si svolgerà a Roma, in piazza Santi Apostoli – il totale disinteresse del Governo italiano anche quando la Russia, nei giorni scorsi, ha investito l’ Italia del primato di interlocutore esclusivo in tema di adozioni internazionali di bambini russi, un’ alleanza stretta proprio in virtù del mancato riconoscimento in Italia delle famiglie omogenitoriali”.
Non più d’una settimana fa, infatti, il difensore civico del Cremlino per l’infanzia, Pavel Astakhov, ha annunciato che le adozioni dei piccoli russi saranno consentite solo al nostro Paese che non riconosce i matrimoni gay. La convenzione con l’Italia è l’unica che sopravvive per una sola ragione: a differenza di altri Paesi in cerca di adozioni, come Inghilterra, Francia e Spagna, non autorizza i matrimoni gay. La durissima campagna omofobica lanciata da Putin negli ultimi tempi pretende anche che ogni Paese straniero si impegni a impedire che i piccoli russi finiscano “nel caos, nell’immoralità e nella perversione di una famiglia gay”.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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