Michele Santoro lascia la Rai. A dare l’annuncio del ‘divorzio’consensuale è stata l’azienda: le parti “hanno convenuto dirisolvere il rapporto di lavoro, riservandosi di valutare infuturo altre e diverse forme di collaborazione”, affidando a una transazione la definizione del contenzioso col giornalista. Il conduttore di Annozero, dato da Enrico Mentana a un passo da La7, dirà la sua in una conferenza stampa col direttore di Raidue Massimo Liofredi. Il presidente della Rai Paolo Garimberti commenta: “Dispiace. Ma ho profondo rispetto per il diritto di ciascuno di essere artefice del proprio destino”.”Autolesionismo aziendale”, lo definisce il Pd.
Il programma di Michele Santoro era presente nei palinsesti messi a punto dal direttore di Rai2, Massimo Liofredi, illustrati in cda mercoledì primo giugno. I palinsesti sono stati poi sottoposti al vaglio della direzione generale, che ha illustrato le modifiche ai direttori di rete. In ogni caso il futuro sarà più chiaro oggi. “Spiace sempre perdere un professionista come Michele Santoro ma, come ebbi modo di dire un anno fa quando già si polemizzava su un suo possibile addio alla Rai, ho profondo rispetto per il diritto di ciascuno di essere artefice del proprio destino” conferma il presidente della Rai Paolo Garimberti. “Qualche giorno fa sono stato informato dal Direttore Generale e da Michele Santoro – spiega Garimberti in una dichiarazione – che erano in corso riservatissimi contatti tra le parti per trovare una soluzione consensuale al complesso contenzioso tra Rai e il giornalista, contatti che sono evidentemente proseguiti e del cui esito ho saputo oggi”. “Santoro a un passo da La7” dice, invece, Enrico Mentana, direttore del Tg La7, che nel titolo di apertura dell’edizione delle 20 ha parlato di “trattativa molto avanzata” con il conduttore. “Con la nostra emittente – ha detto Mentana aprendo il tg – le trattative, i rapporti, i discorsi ci sono stati: ora spetta a Santoro prendere la decisione definitiva. Domani ci sarà una conferenza stampa da cui verrà fuori tutto questo”. Mentana ha definito “una bomba sotto il cielo della tv” il divorzio tra la Rai e Santoro, “un divorzio consensuale, un passo prima della sentenza che la Cassazione doveva emettere sul ricorso della Rai. Come sapete – ha aggiunto rivolto ai telespettatori – Santoro andava in onda con Annozero in base alla sentenza di un giudice che aveva obbligato la Rai a riassumere Santoro e dargli lo spazio che gli era stato tolto nel 2002 per il famoso editto bulgaro”. “La storia dei rapporti aspri, sempre tesi ma che poi davano risultati in termini produttivi – ha concluso il direttore del Tg La7 – si è chiusa con un comunicato secco che parla di divorzio consensuale”. “Nessun contratto è stato ancora firmato, ma noi lo accoglieremmo a braccia aperte”, ha commentato Mentana, dopo che il servizio del Tg ha parlato di “trattative andate molto avanti, sia sul piano contrattuale sia su quello dei contenuti giornalistici che potrebbe autonomamente realizzare non solo sul piano dell’attualità”. Ricordando la sua esperienza (“sono rimasto fermo un anno” dopo l’uscita da Mediaset), Mentana si è augurato che Santoro “almeno trovi un altro posto, questo o un altro da cui trasmettere”. “E’ uno sbaglio mandare via Santoro dalla Rai. Uno sbaglio editoriale e industriale. Che indebolisce la Rai” ha commentato la notizia Lucia Annunziata. “Credo che i giornalisti in azienda e i conduttori in particolare – aggiunge – debbano dimostrare il proprio dissenso da quella che appare come una vera e propria espulsione su base politica che offende anche chi rimane in Rai. D’accordo o meno che si sia con Santoro il suo caso è divenuto il metro di misura dell’indipendenza aziendale”. “L’interesse dell’azienda sarebbe stato fare di tutto per trattenere un conduttore che fa il 22-23% di share e non certo utilizzare lo strumento degli incentivi per mandarlo via”: è il rammarico del consigliere di amministrazione Rodolfo De Laurentiis sul divorzio tra Michele Santoro e la Rai. “E soprattutto – aggiunge de Laurentiis – l’interesse dell’azienda sarebbe stato non fornire ulteriori elementi che possono rafforzare la concorrenza di altre reti come è accaduto in questi ultimi tempi. Mi spiace che questa scelta sia stata fatta consensualmente da Michele Santoro d’intesa con il direttore generale e che il cda non sia stato informato tempestivamente dei vari passaggi. Non posso condividere un atto che non va a difesa dell’interesse aziendale”. Per il consigliere, “l’esodo di Santoro non rientrava tra tutte le emergenze e le criticità da affrontare, dal piano industriale al contenimento costi, alle modifiche ai palinsesti necessarie per mantenere uno share adeguato. A questo punto – conclude – si pone il problema di come sarà sostituito”. “E’ ormai evidente che il governo sta bonificando la Rai dall’informazione scomoda ed indipendente: non c’é altra spiegazione a quello che sta accadendo con Santoro” dice Presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli. “Quella su Santoro – continua – è una decisione che costerà molto al servizio pubblico sia in termini di ascolti che dal punto di vista economico – conclude Bonelli -. Si tratta di una strategia chiara del governo per preparare la prossima campagna elettorale eliminando dai palinsesti le voci indipendenti e autonome dal potere”. ”E’ chiaro a tutti che Michele Santoro va via perche’ considerato dai vertici Rai come ospite sgradito nonostante il suo grande successo del 21% di share fisso in un canale che di media raggiunge l’8%. E’ una scelta suicida da parte dei vertici aziendali, che va contro la volonta’ degli italiani e contro la qualita’ del servizio pubblico radiotelevisivo” tuona il portavoce dell’Idv Leoluca Orlando. ”E’ evidente – conclude – che in Rai vige ancora ‘l’Editto Bulgaro’ nei confronti di giornalisti come Santoro e di altre libere trasmissioni. L’Italia dei Valori esprime piena solidarieta’ nei confronti di un professionista come Santoro e si augura che, fino all’ultimo momento, l’azienda torni sui suoi passi. Auspichiamo che i vertici della Rai comprendano che e’ piu’ importante lavorare a difesa dell’articolo 21 della Costituzione piuttosto che mortificare il servizio pubblico, riducendolo a megafono di Palazzo Chigi”.
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