L’Europa cinica e miserabile dei ricchi che si crogiolano nel benessere delle disgrazie altrui si sta scatenando in queste ore contro i Paesi “poveri” aggrediti dall’epidemia di coronavirus.
Con un intervento più disgraziato che “ripugnante”, come sostiene il primo ministro portoghese, Antonio Costa, che ha scelto la clava della non diplomazia, per definire le parole del ministro delle Finanze dei Paesi Bassi, Wopke Hoekstra, l’Olanda ha dichiarato formalmente che ormai abbiamo di fronte due Unioni europee: quella dei ricchi rigoristi che considerano malattie, sofferenze e morte una fastidiosa variabile dei bilanci degli Stati e quella “umanista” impregnata di Pietas, solidarietà e reciproca assistenza che però non regge nel confronto quando è costretta a far vedere cosa ha nel portafoglio e soprattutto cosa è, o non è in grado di pagare.
La verità è che oggi ci troviamo di fronte alla più grave crisi politica istituzionale dalla nascita della Ue.
La filosofia pericolosa del ministro delle finanze olandese evidentemente cresciuto alla scuola dei padroni della finanza tossica dimostra solo due cose: la prima è che nella Ue gira gente paranoica e pericolosa con manifesto delirio di onnipotenza. La seconda è che l’Europa dei finanzieri non è spaccata, ma tramontata, finita. Da archiviare.
Siamo troppo severi? Diciamo di no. E la risposta è nell’attenta lettura del fallimentare Consiglio economico svoltosi giovedì scorso a Bruxelles, quando il prode ministro arancione, secondo quanto riportato da El Paìs, ha chiesto che la Commissione avvii un’indagine, e magari multi, quei Paesi che dicono di non avere margine di bilancio per far fronte all’emergenza coronavirus, nonostante il fatto che l’area dell’euro sia in crescita da sette anni.
Hoekstra, bontà sua, non ha fatto nomi, ma era evidente il riferimento a Italia e Spagna, finora i Paesi Ue più colpiti dall’epidemia, nonché capofila del “gruppo dei Nove”, che sostengono la necessità degli eurobond o coronabond, se vogliamo fare riferimento alla proposta del nostro governo.
Il premier portoghese accusa l’improvvido ministro delle finanze olandese “di mettere a rischio la stessa unità europea”. In cuor suo Antonio Costa però sa che quell’Unione della ricchezza è già morta.
E a scrivere l’epitaffio di un mondo che fu, è stata la stessa presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen che nel pieno della tragedia, ha offerto un ignobile assist al vicino di casa e di sodalizio: “la Ue non sta lavorando alla creazione di corona bond”. Fine delle comunicazioni.
Niente male dopo le affettuose parole di “amicizia e solidarietà” espresse nei nostri confronti soltanto tre giorni fa. Ma la storia si fa con i fatti ed è chiaro che l’Italia, a questo punto, deve “procedere da sola”, come sostiene Conte, mettendo a disposizione del Paese tutto quello che serve per evitare il collasso.
Poi vedremo come fare e chiudere i conti, quelli politici, con chi non ci vuole in quanto poveri appestati.
Per il momento ai signori di Bruxelles basti il coraggio e la dignità di cui stiamo dando prova per vincere una scommessa tremenda che qualcuno vorrebbe portare avanti con regole venefiche che non ci appartengono per tradizione, cultura e scelte di vita.
Enzo Cirillo
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