Rientrare nell’anonimato, via dalla ‘pazza’ folla delle reti sociali virtuali. Gli internauti che si definiscono ‘prigionieri’ dei social network crescono: più di tre utenti su quattro vorrebbero lasciarli ma alla fine desistono per paura di perdere il contatto con gli amici e i ricordi digitali fatti di foto, video e altri contenuti condivisi.
Il quadro emerge da un’indagine di Kaspersky Lab tra quasi 5 mila utilizzatori di social di 12 Paesi, Italia compresa. La maggior parte degli intervistati, il 78%, ha pensato di lasciare i social, ma poi ha scelto di restare. Chi vuole mollare Facebook o Twitter o altri servizi simili pensa per lo più che siano una perdita eccessiva di tempo (39%). Il 30% ha invece spiegato che non vuole essere monitorato dai giganti tecnologici. Tali motivazioni si invertono per gli utenti italiani e tedeschi, più preoccupati per la privacy che per l’ozio. Il desiderio di restare in contatto con parenti e amici è stato indicato come la ragione principale per restare (62%). Per il 21% prevale invece il timore di perdere i propri ricordi online, foto soprattutto ma non solo. Il 18% fatica a cancellarsi perché dice di usare spesso le credenziali di accesso dei propri account social per iscriversi o accedere ad altri servizi online.
Secondo gli esperti il social network si è avviato al declino già da qualche anno, con un fuggi fuggi dovuto al calo di interesse che non riguarda i post in sé ma la forma in cui vengono pubblicati. La lettura non basta più a soddisfare l’umana curiosità e la voglia di pettegolezzo. Non a caso, sono salite le quotazioni di Instagram (il linguaggio è sostituito dalle foto) e Vine (per postare video).
C’è poi il problema della privacy: condividiamo ma non ci preoccupiamo di quello che abbiamo condiviso, con il pericolo che sulla nostra bacheca compaiano link, foto e contenuti dove siamo taggati ma dove non vorremmo mai essere. Un altro problema è quello di essere ‘avvistati’, e quindi controllati, mentre siamo collegati: quante volte capita di vedere attivata la funzione di localizzazione, ad esempio su Facebook, mentre stiamo inviando un post? Coincidenza? Difficile, piuttosto una “casualità” che avviene spesso su Android dove, grazie all’ A-GPS, l’app riesce a capire dove siamo, individuando la posizione dall’intreccio delle celle telefoniche. Con il risultato che mentre noi postiamo, comunichiamo senza volere anche a chi non vogliamo dove siamo e magari cosa stiamo facendo. Senza contare che se avviene un pentimento, non possiamo neanche cancellare un contenuto già pubblicato proprio da noi.
Tanto vale, allora, dare un taglio a questi immensi mondi popolati da amici virtuali che ci inchiodano alla poltrona e a volte ci tengono svegli anche durante le ore che dovremmo concedere al riposo del corpo e della mente. E che tra l’altro non portano alcun vantaggio al nostro umore, che certamente non migliora se la nostra viene confrontata con altre vite che, così come vengono raccontate, alle volte hanno qualcosa da invidiare.
A.B.
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