La denuncia viene dall’ADOC, l’associazione che in Italia si occupa di difendere i diritti dei consumatori e i dati sono quanto meno impietosi: da noi, le spese quotidiane ritenute essenziali per un impiegato medio erodono più dell’ 80% del suo reddito giornaliero. Se poi si analizzano le dinamiche con cui è stata svolta la ricerca, le conclusioni sono ancora più difficili da accettare.
Il nostro problema, infatti, non riguarda tanto il costo della vita in generale, nella media rispetto al resto d’Europa, ma il reddito medio mensile, lo stipendio, che da noi, a parità d’impiego, risulta il più basso rispetto al livello degli altri Stati UE. Ecco i numeri: il salario netto mensile del nostro impiegato “medio” ammonta a 1.410 euro, che equivalgono ad una disponibilità giornaliera di 47 euro, a fronte di un costo della vita quotidiano di 39 Euro. Il conto è presto fatto: all’impiegato avanzano 7 euro…
Questi numeri, già gravi, diventano poi drammatici se confrontati, ad esempio, con quelli della “locomotiva” Germania, dove l’impiegato di pari livello ottiene quasi 2.600 euro al mese, 86 al giorno, dalla propria professione, ma anche con quelli dell’assai meno ricca Spagna dove, nonostante la crisi, il collega dell’italiano guadagna al mese 1.850 euro, 61 al giorno, a fronte di un costo della vita solo leggermente più alto del nostro. E non è tutto. Volendo infine approfondire i settori d’indagine usati come parametro, emerge come tra le spese ritenute essenziali per definire il costo della vita medio, sia considerato esclusivamente lo stretto necessario allo svolgimento delle attività connesse al proprio lavoro, come il trasporto, le utenze domestiche e i tre pasti di cui, quello centrale, fuori casa perché, appunto, sul luogo di lavoro. A questo punto, fatte le dovute considerazioni, la domanda sorge spontanea: se poi il nostro caro impiegato dovesse pagare un affitto perché non possiede una casa di proprietà, cosa s’inventa? La risposta ci appare ignota. Meno inspiegabili potrebbero però sembrare, alla luce dei fatti, alcune ipotesi sul nostro sommerso in materia di economia. Ma questa è un’altra storia…anch’essa non a lieto fine!
Valerio Rinaldi
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