Rita ogni due giorni carica di damigiane la macchina e va a prendere l’acqua alla fontanella.
La più vicina è a Prima Porta – racconta – Ma a volte ci trovo gli immigrati che si lavano i piedi, non mi sento di fare la fila in quelle condizioni, mi fa senso. Allora risalgo in macchina e vado a Settebagni, due chilometri oltre.
Silvana, invece, accenna con lo sguardo al campo zingari, al River, distante appena 400 metri:
Li vedi? Guarda bene! Gli zingari hanno il pulmino del Comune, gratis, per portare i bambini a scuola. Noi per arrivare a Prima Porta o ci andiamo in macchina o dobbiamo farci un chilometro e mezzo a piedi, dato che da noi non passa neppure l’autobus.
Succede a Tenuta Piccirilli, al Km 1 della Tiberina, un palmo oltre il Raccordo anulare. Un angolo di Medio Evo alla periferia nord di Roma. Acqua, gas, fogne, autobus. Per 300 famiglie, un miraggio. Tutto attorno, da Saxa Rubra a Labaro, l’acqua ce l’hanno. Loro, no. Perchè?
Il viaggio alla ricerca dell’acqua perduta ci porta alla fine degli anni ‘90, quando il Piano di zona, già interamente finanziato, venne improvvisamente stoppato. La soprintendenza aveva rinvenuto nel sottosuolo dei reperti archeologici. Qualche cunicolo, un’antico fondamento, vallo a sapere….Come sempre in questi casi, la scoperta mandò in fumo i lavori quasi ultimati. L’Acea si rimboccò le maniche, progettò una nuova rete, realizzò anche buona parte delle nuove condutture. Purtroppo il tratto finale, in gergo tecnico “l’ultimo miglio”, correva su aree private. Aree da espropriare e acquistare. Morale della favola, da 12 anni fra reperti ed espropri è tutto fermo. E intanto: un unico allaccio idrico per 60 famiglie, con un unico contatore, e un unico contratto, rifornisce di acqua via della Tenuta Piccirilli dal civico 92 al 130. Con una sorta di super-condominio, che da 3-4 anni riscuote le bollette e paga. Le tubature risalgono agli anni ‘60, quando rifornivano una vecchia azienda agricola. Sono decrepite, perdono acqua da tutte le parti. Ma meglio di niente. Non tutti i condomini poi pagano regolarmente la quota, la precarietà anzi è la regola. Questo per 60 ’fortunate’ famiglie, ripetiamo. E le altre?
Due volte a settimana vengono le autobotti, a pagamento. Parecchia gente preferisce, però, andare alla fontanella. Le taniche, la fontana…Sono immagini da dopoguerra. Eppure non stiamo parlando di occupanti abusivi, o di immigrati clandestini. O di case tirate su senza permessi edilizi. Ma di italiani che abitano in case tutte messe in regola con i condoni dell’85 e del ‘92. E che pagano da allora tasse e imposte. Eppure, niente acqua. Niente scuola, nè farmacia, nè ufficio postale. Niente di tutto. E purtroppo neppure una rete fognaria.
Come si fa?
Mi sono fatta costruire la fossa biologica, che svuoto regolarmente 2 volte all’anno – racconta ancora Silvana che vive qui da 26 anni – Pago 390 euro ogni volta che scaricano…. pensi che ci regalano qualcosa? E sono pure fortunata, altri non hanno le risorse economiche. Non si possono permettere neppure la fossa biologica.
Ma, qui, siamo a Roma o nel Continente Nero?
Marcello Viaggio - Giornalista, ha esordito nel 1995 sulla rivista Italia Settimanale, con Marcello Veneziani. Dal 1998 al 2010 ha scritto sul quotidiano Il Giornale, con Andrea Pucci, oggi Vice-direttore del Tg5, e Claudio Pompei. Dal 2010 al 2011 ha scritto su Libero, in stretta collaborazione con il vicedirettore Franco Bechis. E’ stato opinionista fisso alla Tv della Libertà dell’on. Maria Vittoria Brambilla. Nell’agosto 2012 ha aperto sul web il portale NoiRoma2013.
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