In questa storia di Trump e i dazi, qualcosa sembra sfuggire nel modo in cui la stampa ne ha parlato. Il presidente sta davvero sbagliando oppure è tutta propaganda anti-Trump? Le cose sono due: o ci sarà un vero e proprio rilancio del settore metallurgico oppure sarà la volta della guerra dei dazi.
L’idea di “proteggere la sicurezza nazionale”, in base ad una norma del 1962, il Trade Expansion Act, che ha permesso a Donald Trump di firmare annunci ufficiali di introduzioni di tariffe del 25% sulle importazioni di acciaio e del 10% su quelle di alluminio, fa discutere e soprattutto sta creando qualche tensione sui mercati.
Le uniche esenzioni sono previste per Canada e Messico a patto che facciano passi avanti nella rinegoziazione del Nafta.
Per il Wall Street Journal
“Trump non sa capire, che le aziende che utilizzano acciaio impiegano circa sei milioni e mezzo di americani mentre i produttori di acciaio ne impiegano circa 140 mila. L’industria dei trasporti, compresi aerei e auto conta per il 40% dei consumi interni di acciaio, seguita dal confezionamento con il 20% e dalle costruzioni con il l15%”.
Per il New York Times, invece, non c’è pericolo perché l’America ha già adottato misure simili in passato e si è salvata dall’autarchia.
Una cosa però sta succedendo. Se la guerra commerciale non è ancora iniziata e gli analisti non sono ancora tutti d’accordo sugli effetti della manovra, la valenza politica dell’evento è di chiara lettura.
Internamente ci sono le dimissioni del principale consigliere economico di Trump Gary Cohn. Ma c’è di più: dietro questa partenza c’è simbolicamente la sconfitta del libero mercato uno dei valori fondanti degli Stati Uniti dal dopo guerra in poi. La libertà di commercio contro l’utilizzo catastrofico del protezionismo per rispondere alla grande depressione.
E poi c’è il fronte esterno, quello delle relazioni con gli altri Paesi, in primis, il continente europeo. Il Presidente francese Emmanuel Macron che chiama direttamente Trump avvisandolo che potrebbero esserci delle dure conseguenze. Tra i possibili obiettivi annunciati, il bourbon e le Harley Davidson. La Casa Bianca addirittura risponde minacciando di ridurre le importazioni di auto europee. Insomma un botta e risposta non proprio amichevole.
Trump, comunque, ha aperto in extremis al dialogo con l’Unione europea, facendo pensare che dietro le sue ultime mosse, apparentemente convulse, ci sia una vera strategia.
Il tempo non è molto e la carta giocata è quella del ministro del Commercio Wilbur Ross che dovrà dialogare con l’Ue. Il 23 marzo entrano in vigore i dazi sull’alluminio e l’acciaio e la speranza del Presidente è quella di utilizzare le tariffe per fare leva su Bruxelles e arrivare a condizioni più vantaggiose per il Made in Usa.
Giorgia Orlandi
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