“La vita potrebbe essere divisa in tre fasi: Rivoluzione, Riflessione, Televisione. Si comincia col voler cambiare il mondo e si finisce col cambiare i canali”.
Così parlò De Crescenzo, il saggio ingegnere napoletano autore di quel professor Bellavista con il quale impartì al mondo lezioni di filosofia.
“Come si fa a capire quando uno è stoico e epicureo?”, così esordiva Luciano De Crescenzo, nei panni del professor Bellavista, il personaggio del suo libro più apprezzato (18 milioni di copie vendute in 25 Paesi), divenuto poi famoso nel film che nel 1984 segnò il suo esordio alla regia cinematografica.
Luciano De Crescenzo oggi pomeriggio intorno alle ore 16 ci ha lasciato alle soglie dei 91 anni che avrebbe compiuto il mese prossimo. Era ricoverato al Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma per le conseguenze di una grave malattia: soffriva di una patologia neurologica e di recente una polmonite aveva determinato un peggioramento delle sue condizioni generali. Al suo Capezzale, insieme alla figlia Paola il genero e i nipoti sono sempre stati presenti anche i grandi amici Marisa Laurito e Renzo Arbore.
Venerdì la camera ardente a Roma, in Campidoglio, nella Sala della Protomoteca. Sabato i funerali nella chiesa di Santa Chiara, nella sua Napoli, che per l’occasione si fermerà tutta in segno di lutto.
La morte di De Crescenzo coglie il mondo della cultura ancora incredulo per la perdita dello scrittore siciliano Andrea Camilleri. “Due grandi meridionali, due grandi scrittori”, annota Maurizio De Giovanni, napoletano anche lui, scrittore e drammaturgo evidenziando però con amarezza “il pregiudizio” su De Crescenzo – amatissimo dal grande pubblico ma ostracizzato dagli ambienti culturali, dai salotti letterati – come se l’esser popolari vada a detrimento della qualità. Vero è invece il contrario: che le “centinaia di migliaia di lettori che lo hanno scelto, consigliato, letto, amato” hanno “ragionato grazie ai libri di Luciano, e questa è una realtà incontrovertibile”. Apprezzato e amato perché De Crescenzo incarnava una napoletanità raffinata, elegante e ironica al tempo stesso. Proprio come raffinata ed elegante era la sua figura dell’uomo con un bellissimo sguardo azzurro e penetrante e il sorriso sardonico ma conquistatore, che ha avuto il talento e il privilegio di vivere più vite: quella da ingegnere Ibm all’inizio, del filosofo, scrittore, umorista, regista e interprete dei suoi film dopo. Con l’ironia bonaria da intellettuale della Magna Grecia e il rigore dello studioso frequentatore di algoritmi.
Chiudiamo il ricordo di De Crescenzo con una delle sue ‘perle’ quelle che Maurizio Costanzo -che ebbe modo di invitarlo in una sua trasmissione quando ancora non era conosciuto nel mondo dello spettacolo, un ‘consiglio per gli acquisti’ da tenere bene a mente:
“La lunghezza effettiva della vita è data dal numero di giorni diversi che un individuo riesce a vivere. Quelli uguali non contano.”
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