Per sapere il futuro che lo attende Oscar Pistorius dovrà attendere giugno, quando il giudice dell’Alta Corte di North Gauteng leggerà la sentenza d’appello. L’ex atleta sudafricano accusato dell’omicidio della fidanzata Reeva Steenkamp, rischia di scontare una pena di quindici anni. La decisione che verrà presa il 13 giugno dall’Alta Corte di Pretoria fisserà in modo definitivo quella che sarà la pena spettante all’ormai ex atleta paralimpico.
Una decisione che attende di essere presa da quel tragico giorno di San Valentino di tre anni fa, ma che ha iniziato a prendere forma solo dall’anno scorso, quando la Corte d’Appello ha dichiarato Pistorius non più colpevole di omicidio colposo bensì volontario, ribaltando quindi il primo verdetto. L’ex atleta, che fino al 13 giugno resterà in regime di libertà vigilata, rischia ora una pena, non più di soli 5 anni – pena prevista nei casi di omicidio colposo -, bensì di almeno 15 anni.
Si è trattato di una triste storia al centro una vicenda poco chiara e che certamente nascondeva un amore violento, che ha condotto poi alla tragica escalation di quella notte di San Valentino del 2013. Un San Valentino disgraziato che ha visto Reeva Steenkamp, bellissima modella trentenne di origine sudafricana, colpita da una serie di colpi di pistola in casa dell’allora fidanzato. Pistorius si è sempre dichiarato innocente, affermando che si trattò di un incidente. Scambiando infatti la sua fidanzata per un ipotetico ladro introdottosi nell’abitazione, si sentì autorizzato ad aprire il fuoco. La ragazza che si era nascosta dietro ad una porta venne ritrovata all’indomani priva di vita.
Un tragico incidente dice lui, mentre per il giudice della Corte Suprema ci fu la volontà di uccidere. Non sono mancate poi tutta una serie di indiscrezioni e congetture, che hanno inevitabilmente finito per distruggere “l’idea” che ci eravamo costruiti di Pistorius. Per molti, una sorta di eroe. Era l’uomo che diceva che tutto era possibile, un giovane ragazzo di bell’aspetto che la natura aveva voluto privare della cosa forse più preziosa: le gambe.
Con un passato difficile alle spalle, la difficoltà di affermarsi e di acquistare fiducia in se stesso, fu il primo “biamputato” a gareggiare alle Olimpiadi di Londra del 2012. Correndo insieme ai normodotati, il mondo intero ebbe la possibilità di conoscere lui, soprannominato “Blade Runner”, e le sue avveniristiche protesi. Ormai è tutto in frantumi. Adesso Pistorius attende solamente il responso della sentenza per sapere cosa ne sarà di lui.
M.M.
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