Hugo Chávez, presidente del Venezuela, è morto ieri a Caracas alle 16.25 (le 22.55 in Italia). Aveva 58 anni.
L’annuncio è arrivato da Nicolás Maduro, vice presidente e suo delfino designato, che ha invitato il popolo a radunarsi in Plaza Bolívar e in Avenida Loyola, davanti all’Hospital Militar dove il presidente è deceduto, per questo “momento di profondo dolore”.
Il ministro degli Esteri Elias Jaua ha annunciato che i funerali si svolgeranno venerdì 8 marzo, precisando che il Paese rispetterà 7 giorni di lutto e le scuole rimarranno chiuse per 3 giorni. Per precauzione e “per far rispettare la Costituzione” il ministro della Difesa, Diego Molero, ha annunciato che sono state dispiegate le forze armate bolivariane in tutto il Venezuela.
Il governatore dello stato della Miranda e leader dell’opposizione antichavista, Henrique Capriles, ha commentato la notizia via twitter: “ In questi momenti difficili dobbiamo dimostrare il nostro profondo amore e rispetto al Venezuela. Unità nella famiglia venezuelana!”
Forse, si sta già preparando ad imbonire i cittadini in funzione delle prossime elezioni che si svolgeranno entro 30 giorni. O, forse, ha voluto dare un segno di civiltà porgendo rispetto al suo tanto combattuto nemico che però, ora, non può più replicare a nessuno. Ex militare, nato il 28 luglio del 1954 in una famiglia modesta di Sabaneta, nello Stato di Barinas, il 58enne Hugo Chavez era stato eletto quattro volte presidente del Venezuela. Con la vittoria al voto di ottobre, sarebbe dovuto rimanere a capo del Paese fino al 2019. Ma il presidente, morto ieri pomeriggio, non è riuscito nemmeno a giurare per il quarto mandato, a causa del tumore che lo ha colpito a metà del 2011 e la cui vera natura è sempre stata tenuta nascosta, anche durante la campagna elettorale. Insolita figura di leader autoritario eletto democraticamente, il leader della”rivoluzione bolivariana” può vantare una parabola unica. Istrionico e carismatico, ammiratore dell’ eroe dell’indipendenza del Sudamerica Simon Bolivar, è stato un personaggio centrale della politica del suo Paese da quando fu protagonista del fallito golpe militare del 1992, per il quale scontò due anni di carcere. Nel 1998, alla testa suo Movimento per la Quinta Repubblica, Chavez vinse le elezioni, sconfiggendo il presidente Carlos Andrez Perez che aveva tentato prima di rovesciare con il golpe. Da allora è stato sempre trionfalmente rieletto, riformando la costituzione e ribattezzando il Paese “repubblica bolivariana del Venezuela”. Ha potuto contare su un vasto appoggio popolare per le sue politiche a sostegno dei più poveri, finanziate grazie alle vaste risorse petrolifere di cui gode il Venezuela. Le sue “misiones”, dispensari con personale in gran parte cubano, hanno fornito assistenza sanitaria ed alimentare a vaste fasce della popolazione, facendo conquistare al Venezuela il notevole risultato di paese con maggiore equità sociale del Sudamerica (dati Onu). Ma nel frattempo il debito pubblico è passato da 33 a 150 miliardi di dollari e l’inflazione è ormai pari al 18%.
Ostile agli Stati Uniti- una volta all’ Assemblea generale dell’ Onu parlò di George Bush come del “diavolo” riferendosi alla “puzza di zolfo” che aveva lasciato in aula- è molto vicino a Cuba, alla quale fornisce petrolio a prezzi agevolati. E ha avviato stretti rapporti con la Bielorussia e l’Iran. Il suo “socialismo del Ventunesimo secolo” è stato di ispirazione anche per altri leader della regione, come Evo Morales in Bolivia e Rafael Correa in Ecuador. Famoso per le maratone televisive lunghe fino a sei ore per il tradizionale appuntamento televisivo di “Alo presidente”, Chavez è sempre stato una figura contrastante per il suo paese, spaccato fra suoi ardenti sostenitori e detrattori. Nel 2002, per poche ore, subì un tentativo di colpo di stato e tra il 2002-2003 affrontò un devastante sciopero generale che mise in ginocchio il Paese, costringendo il Venezuela, tra i più ricchi produttori al mondo, a importare petrolio dall’ estero. Chavez superò anche l’ostacolo di un referendum nel 2004, per poi arrendersi, nel 2007, all’unica vera sconfitta politica della sua carriera, perdendo di misura la consultazione popolare nella quale chiedeva al Venezuela il giudizio su una serie di riforme in chiave autoritaria da lui proposte. Lo scorso ottobre, l’inflazione, la crescente criminalità e la decisione dell’opposizione di presentarsi con un unico candidato scelto con le primarie, Henrique Capriles, non riuscirono a sconfiggere Chavez, che fu rieletto trionfalmente con il 54% dei consensi. A fermarlo è stato il tumore che lo aveva colpito nel 2011 e per il quale è stato operato quattro volte a Cuba, l’ ultima volta l’ 11 dicembre. La vera natura del tumore alla zona pelvica di cui soffriva non è mai stata rivelata, mentre s’intrecciavano le voci sull’ aggravarsi del male. Prima di partire l’ultima volta per Cuba, Chavez aveva designato pubblicamente il vicepresidente Nicolas Maduro, come l’ uomo che avrebbe dovuto succedergli se gli fosse accaduto qualcosa. Fu il suo ultimo intervento pubblico.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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