L’uomo bionico non è più una fantasia e finzione cinematografica, come ci hanno fatto credere per moltissimo tempo. Adesso è una sorprendente realtà presso il museo della Scienza di Londra. Rex, un “uomo-macchina” alto due metri, stupisce tutti: parla, cammina, respira e interagisce col mondo esterno. Di nazionalità svizzera come il suo costruttore, Bertolt Meyer, ricercatore presso l’Università di Zurigo, esperto in robotica, Rex è nato da un’idea della casa di produzione londinese Darlow Smithson Productions.
Non è l’ “uomo dal cuore d’oro”, ma da oggi potremo parlare di un cuore artificiale, intrecciato di fili e metalli così sapientemente costruito, da sembrare un marchingegno perfetto. Noi che così perfetti non siamo, sotto ogni punto di vista, e ci siamo commossi di fronte la sensibilità artificiale di Andrew, l’ uomo bicentenario che desiderava fortemente entrare a far parte del mondo disordinato e irregolare degli umani: l’opposto della sua “materiale esistenza”.
Quest’ evento apre la porta ad un mondo di domande curiose, derivanti dalla nostra fantasia più bizzarra: chissà se potremmo ricaricare il nostro corpo quando e come lo vogliamo e soprattutto sconnettere a volte la nostra mente con un dito. Forse sarebbe bello ma non possiamo rischiare di spegnere anche le nostre emozioni, quelle calde del cuore e non fredde dei circuiti integrati del nostro fratello bionico.
F.C.