La splendida semirovesciata con ciui il Pipita ha sbloccato Napoli-Roma
Il campionato che si annunciava a due velocità con Juve e Roma da una parte e il resto della truppa dall’altra si sta dimostrando, in verità, molto più aperto: la Sampdoria è a soli tre punti dalla Roma, seconda, e Napoli e un sorprendente Genoa a quattro con la Lazio, impegnata stasera nel posticipo dell’Olimpico con il Cagliari, che potrebbe affiancare i blucerchiati a quota 19 punti.
Un andamento davvero sorprendente.
Gli ampi spazi vuoti del S. Paolo: il derby del sole avrebbe meritato ben altra cornice
Tutta la gioia del Pipita dopo la splendida rete in avvio
Andiamo con ordine: nel “SuperSaturday” è andato in scena l’attesissimo anticipo pomeridiano tra Napoli e Roma, programmato all’insolito orario delle 15 per evitare ulteriori rischi per l’ordine pubblico. La prima partita tra le due squadre da quell’assurdo 3 maggio scorso quando, prima di Napoli-Fiorentina di Coppa Italia, uno scontro tra tifosi azzurri e giallorossi aveva portato al ferimento, poi mortale, del povero Ciro Esposito. Tensione altissima, misure di sicurezza a livello di visita di Stato di Barack Obama, Napoli blindata come fosse Baghdad. Tutto è filato liscio, salvo uno striscione minaccioso comparso in curva B nell’intervallo, ma non si vedono motivi particolari per gonfiare il petto: l’interdizione ai tifosi residenti nel Lazio e la scorta che ha accompagnato ogni singolo passo dei giocatori della Roma dall’arrivo a Capodichino sino alla partenza riduceva al minimo il rischio di “scivoloni”. Resta che una partita di calcio, vista peraltro da poco più di 30.000 tifosi partenopei presenti al S.Paolo (un dato modestissimo per un “derby del sole”) e in un clima di così grande apprensione, è una sconfitta colossale per tutto il movimento.
Il raddoppio di Callejòn
Sul campo, poi, la partita non c’è praticamente stata: troppo superiore il Napoli e troppo brutta la Roma perchè si potesse parlare di match. L’approccio delle due squadre, in tal senso, è stato eloquente: primo quarto d’ora con un Napoli che sembrava il Bayern e la Roma quella vista con i “Guardiola boys”. Salvo una sterile pressione esercitata nei primi 20-25 minuti della ripresa, padroni di casa padroni anche del gioco e protagonisti di una sequenza di palle-gol quale i giallorossi, nell’era Garcia, sono abituati a concedere in un intero girone d’andata. Alla fine, il 2-0 griffato Higuaìn (tre reti in una settimana, non male per un attaccante dato in crisi d’astinenza e rete in apertura da guardare e riguardare tanto è stata bella la sua semirovesciata) e Callejòn (fosse anche più cattivo sottoporta…) rende solo in parte la misura della superiorità mostrata dalla miglior esibizione stagionale della squadra di Benitez (tre successi in altrettante partite giocate al S. Paolo contro il collega francese). Quella azzurra rimane una squadra vistosamente incompleta ma sabato non se ne è accorto nessuno: difesa attenta con Albiol che ha evitato i consueti svarioni, Koulibaly a giganteggiare per 90 minuti e Rafael costretto a un solo intervento degno di tal nome. Davanti, si sa, il Napoli dispone dispone di autentiche frecce che, se in giornata, possono far sanguinare chiunque. E sabato pomeriggio era decisamente una di quelle giornate. Roma compassata, con un giro palla molto prevedibile, pochissime verticalizzazioni ad innescare il tridente, scarsa combattività e filtro a centrocampo assente o quasi. Con il senno del poi, la decisione di far rifiatare De Rossi si è rivelata deleteria ma, da sola, non può spiegare la Caporetto giallorossa.
Un Garcia incredulo: la sua Roma è stata imbarazzante
Problema fisico o mentale? Garcia sembra propendere per la seconda opzione ma la sua Roma, che ha otto punti in meno rispetto alla stagione scorsa e che ha totalizzato la terza sconfitta nelle ultime tre gare esterne, ha perso contro Juve, Bayern e Napoli. Sintomo che, quando l’asticella sale, i limiti della squadra emergono impietosi. Sindrome da “grandi match”? Il Bayern, severissimo giudice, ci saprà dire qualcosa di più in merito già mercoledì dove, per inciso, una sconfitta non sarebbe di per sè un dramma (e neanche comprometterebbe il secondo posto nel girone) ma un’altra battuta d’arresto rischierebbe di far insinuare il tarlo del dubbio nella testa dei romanisti.
La punizione al bacio di Pirlo ad Empoli
La Juve, anch’essa impegnata sabato, non poteva non approfittare di un tale cadeau e faceva risultato pieno ad Empoli. Un 2-0 che, però, ad onta dei molti elogi indirizzati alla pazienza mostrata dai bianconeri nell’aspettare il momento giusto per colpire, non dissipa del tutto le perplessità sul gioco sin troppo ragionato del nuovo corso di Allegri. I toscani non si sono limitati a resistere, ma hanno giocato a viso aperto e impegnato seriamente, in almeno due occasioni, Buffon. C’è voluta una magia di Pirlo su punizione per sbloccare il risultato. Poi Morata, con un’iniziativa individuale favorita da un assist del subentrato Tèvez (chi se no?) ha messo in ghiaccio i tre punti e il nuovo primato in solitaria. Ma, sul piano della prestazione, un passo indietro rispetto a Marassi con il Genoa.
Gli anticipi del sabato si chiudevano con il sorprendente capitombolo dell’Inter a casa del derelitto Parma di Donadoni. De Ceglie, alla sua prima doppietta in A e Cassano hanno messo a nudo tutti i difetti di una squadra che ancora non riesce ad essere tale: errori grossolani in difesa, centrocampo senza idee e attacco interamente sulle spalle del solo Icardi, stante la condizione improponibile di Palacio e l’assenza di Osvaldo. Il sogno di inanellare la terza vittoria di fila era divenuto miraggio già dopo una manciata di minuti.
Euforia blucerchiata, frustrazione viola
Quanto al programma domenicale, il clou era in programma al Ferraris dove, in una partita che ha fatto registrare il record stagionale di rigori reclamati su ambo i fronti, una buona Sampdoria ha prevalso per 3-1 su una Fiorentina troppo molle dietro. Da segnalare l’ottimo esordio di Rizzo tra i blucerchiati e il netto passo indietro degli uomini di Montella dopo il convincente 3-0 di mercoledì all’Udinese.
A completare la festa genovese, il bel successo esterno, per 4-2, colto dal Genoa ad Udine: bravo il Grifone a reagire subito alla doccia gelata servita dopo soli 22 secondi dall’eterno Di Natale. Stavolta, dopo la bella prova di Mandragora con la Juve, sugli scudi un altro ragazzo, lo spagnolo Iago Falque. Ora fanno 9 punti incamerati in una settimana. Sinceramente, lo avrebbero immaginato in pochi anche sotto la Lanterna.
Pareggi senza reti ma con molti sbadigli tra Torino e Atalanta e tra Chievo e Sassuolo. Male, soprattutto per i veneti incapaci di agguantare tre punti in casa in un fondamentale scontro diretto e adesso in coda alla classifica.
Dybala: il suo gioiello ha illuminato la sera del Meazza
Ma il botto lo ha regalato il posticipo serale con il Palermo capace di violare la Milano rossonera per 2-0. Più ancora del risultato, comunque eloquente, sorprende il modo in cui è maturato: Milan mai in partita, confuso e incapace di reagire all’uno-due rosanero. Palermo dominatore assoluto della scena, mai in affanno una volta in vantaggio e al comando delle operazioni per larghi tratti. Un’autorete di Zapata e una prodezza del piccolo fenomeno argentino, Dybala (sarà tra i migliori del campionato, non è una difficile profezia), hanno deciso la sfida di S. Siro.
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