Donald Trump vorrebbe ritirare l’appoggio degli USA all’accordo di Parigi sul clima. Lo scrive il sito Axios, citando “due fonti vicine all’amministrazione”.
Manca ancora qualsiasi conferma o smentita ufficiale, ma nella mattinata americana la notizia rimbalza su molti siti e molte tv, confermata dalle loro fonti alla Casa Bianca.
Secondo l’articolo, il presidente ha incaricato un gruppo di esperti di studiare i dettagli su come smarcarsi dagli impegni derivati dall’accordo, che prevedono un taglio progressivo delle emissioni di gas serra per impedire che la temperatura del mondo si alzi oltre 1,5 °C rispetto ai livelli dell’epoca pre-industriale.
Del team fa parte anche Scott Pruitt, che Trump ha nominato capo dell’EPA, l’agenzia governativa USA per la salvaguardia dell’ambiente.
A gennaio la nomina di Pruitt aveva suscitato vivaci polemiche: nella sua carriera politica ha ricevuto contributi e finanziamenti da aziende petrolifere, e sostiene che non siano i gas serra prodotti dall’uomo a provocare il riscaldamento globale, contrariamente a quanto affermano quasi tutti gli scienziati.
Ancora più estreme le tesi sostenute dallo stesso Trump: in campagna elettorale, il presidente ha negato più volte che sia in atto un cambiamento climatico, e in un memorabile tweet ha definito il concetto di riscaldamento globale “una bufala creata da e ad uso dei cinesi” per rendere meno competitive le aziende americane.
Axios formula due ipotesi. La prima è che gli USA possano avviare la procedura di recesso prevista nello stesso accordo di Parigi. È un iter lungo, che richiede non meno di tre anni: il testo vieta agli Stati membri di ritirarsi dall’accordo nei primi tre anni dopo la sua entrata in vigore, cioè fino al 4 novembre 2019; poi bisogna aggiungere un altro anno per le procedure di recesso vere e proprie.
Tutto il procedimento dovrebbe finire più o meno contemporaneamente alle presidenziali dell’autunno 2020. E in tutto questo tempo ci sarà modo di apportare verifiche, correzioni di rotta o ripensamenti.
L’alternativa è più rapida ma anche più radicale: gli USA, scrive il sito, potrebbero decidere di uscire dall’accordo-quadro dell’ONU sui cambiamenti climatici. Per questo basterebbe un anno, ma l’effetto sarebbe l’uscita automatica da tutti gli accordi globali sul clima, che si basano proprio su quell’accordo-quadro.
In attesa di conferme o smentite ufficiali, il ministro dell’Ambiente italiano Gian Luca Galletti è prudente: “La posizione degli USA non è ancora conosciuta”. Ma si dice “già soddisfatto del messaggio” arrivato dal G7 di Taormina: “L’Italia, l’Europa e i Paesi del G7 non tornano indietro da Parigi, nonostante gli americani.
“Sono sicuro di un’altra cosa”, aggiunge Galletti: “Saranno gli americani a non seguire Trump se Trump non seguirà Parigi, nel senso che l’economia – e l’economia americana l’ha capito bene – deve passare attraverso l’economia ambientale, perché l’economia circolare, con buone pratiche ambientali, sarà quella competitiva nella quarta rivoluzione industriale”.
F.M.R.
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