C’è sintonia tra i 120 leader mondiali, riuniti in Scozia, sulla necessità di porre fine alla deforestazione. Perché, come sottolinea il premier britannico Boris Johnson “questi grandi ecosistemi brulicanti, queste cattedrali della natura, sono i polmoni del nostro pianeta”. Tra i Paesi che hanno aderito all’accordo figurano anche – oltre a Brasile, Cina, e Russia – anche Stati Uniti, Canada e Repubblica Democratica del Congo. Firmatari della “Dichiarazione di Glasgow su foreste e terra” anche Jair Bolsonaro, Xi Jinping e Vladimir Putin.
“Salviamo le foreste, se vogliamo salvare il mondo”, è il grido accorato che viene raccolto dai grandi della terra che oggi sottoscrivono l’impegno per il quale alla Cop26 di Glasgow hanno concordato l’investimento di circa 20 miliardi di dollari. Quando si farà questo che “è il più grande passo avanti nella protezione delle foreste del mondo da una generazione”, come ha affermato con entusiasmo la presidenza britannica della conferenza Onu sui cambiamenti climatici che si conclude oggi? Domani. Aanche se è un domani il cui inizio si vedrà non prima del 2030. , corre in modo furioso” e che le emissioni di carbonio continuano ad aumentare. “Agire ora, prima che sia troppo tardi”, chiede Johnson che aderisce al videomessaggio della Regina Elisabetta: “Basta parile, è tempo di agire”, mentre il principe Carlo, unanimemente considerato un ambientalista storico, in veste di co-reggente di fatto, in assenza della 95enne Madre, tenuta a riposo dai medici, rimarca la necessità “di una campagna in stile militare per dispiegare la forza delle migliaia di miliardi” necessarie a sostenere la transizione verso un’economia più sostenibile anche nei Paesi poveri, a partire dagli investimenti “messi a disposizione dal settore privato globale”.
Assente la grande Cina, il cui presidente cinese Xi Jinping invita tutte le parti “a intraprendere azioni più forti per affrontare insieme la sfida climatica”. Nella dichiarazione scritta inviata al vertice dei leader mondiali della Cop26, Xi ha sottolineato che attualmente gli effetti negativi del global warming “sono sempre più evidenti” e che “l’urgenza di un’azione globale continua a crescere”. Ed avanza tre suggerimenti basati sul mantenimento del consenso multilaterale, sul ricorso ad azioni pragmatiche e sull’accelerata alla trasformazione verde attraverso il ricorso all’innovazione scientifica e tecnologica.
Nel mentre il premier Mario Draghi ringrazia i giovani per aver rimesso il clima al centro del dibattito politico ed esorta i capi di Stato a “renderli orgogliosi di noi”.
“Oggi abbiamo capito una cosa: a prescindere dal fatto che si tratti di nuove tecnologie o programmi infrastrutturali per l’adattamento ai cambiamenti climatici, il denaro può non essere più un vincolo se portiamo dalla nostra parte il settore privato. Vorrei davvero invitare tutte le banche multilaterali di sviluppo e la Banca Mondiale ad impegnarsi seriamente nella condivisione dei rischi con il settore privato. Suggerisco di creare qui, durante questa Cop26, una task force che predisponga un progetto in tal senso”, ha spiegato Draghi alla tavola rotonda dal titolo “Azione e solidarietà” della Cop26.
“Rinnovabili hanno limiti, servono alternative” – “Nel lungo periodo dobbiamo essere consapevoli che le energie rinnovabili possono avere dei limiti. La Commissione europea – ha sottlineato Draghi – ci dice che potrebbero non essere sufficienti per raggiungere gli ambiziosi obiettivi che ci siamo prefissati per il 2030 e il 2050. Quindi, dobbiamo iniziare a sviluppare alternative praticabili adesso, perché sarà possibile fruirne in pieno soltanto nel giro di alcuni anni. Nel frattempo, dobbiamo investire in tecnologie innovative per la cattura del carbonio”.
Draghi ha poi chiarito che “ci sono comportamenti poco coerenti e questo indebolisce la posizione dei Paesi molto virtuosi. Non credo si ottenga molto sul clima indicando i Paesi colpevoli e i Paesi innocenti, perché i colpevoli sono moltissimi e gli innocenti sono pochissimi”. Il pemier aveva risposto a una domanda sull’India.
I sette anni più caldi – Sul riscaldamento globale, in occasione della Cop26, è stato diffuso un recentissimo rapporto dell’Organizzazione meteorologica mondiale, secondo cui la temperatura registrata è stata la più alta da quando ci sono rilevazioni scientifiche. Il 2021 si piazzerà tra il quinto e il settimo posto della classifica. Il livello degli oceani ha cominciato ad alzarsi più velocemente a partire dal 2013: da 2,1 millimetri all’anno tra il 1993 e il 2002 a 4,4 millimetri all’anno tra il 2013 e il 2021.
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