Matteo Renzi e Angela Merkel
Ci fosse ancora Fedro ed il suo mondo di favole potremmo prendere in prestito il racconto del lupo e l’agnello, per descrivere il tragicomico scontro tra il presidente di Bundesbank Jens Weidmann ed il nostro presidente del consiglio Matteo Renzi. Accusa il presidente di Buba: “fare più debiti non aiuta la crescita…”. Replica il premier italiano: non rientra nei poteri della banca centrale tedesca dettare regole che appartengono alla politica. Tantomeno a noi italiani”. “Ci dice cosa fare” controreplica piccata Berlino. “Non è così” interviene imbarazzata la Cancelliera Merkel preoccupata da possibili contraccolpi o cambiamenti di fronte, sulla nomina del tedesco, Junker alla presidenza della Ue.
Il temporale estivo sui rapporti italo-tedeschi non si è fatto attendere e malgrado le assicurazioni poco convinte della Cancelleria, la sortita di Weidmann conferma ciò che Renzi nega, e cioè che l’Europa non è degli europei ma dei banchieri che ne condizionano vita e destino. La stabilità, quella lucrosa degli istituti di credito e dei loro bilanci, deve vincere su tutto.
Ed i pretesti e le provocazioni che sfidano le leggi della gravità ancora una volta dicono che a finire sbranato deve essere il povero agnello, ovvero i Paesi in difficoltà che stentano a far quadrare i conti secondo le leggi degli uomini di Francoforte. La crescita economica quella che tanto serve al Vecchio Continente, quel rilancio che Renzi rivendica legittimamente, può e deve attendere. La priorità, a giudizio di quella grossa grassa Svizzera che oggi sembra essere diventata la Germania di Angela Merkel (a parte qualche timidissima apertura sulla “flessibilità” nei conti di Italia e Francia), non è la ripresa economica e la lotta alla disoccupazione ma la stabilità parassitaria (e la ricchezza) del sistema del credito.
Su questo punto Berlino non retrocede di un millimetro e non fa sconti a nessuno rispetto alla politica dell’austerità e dei processi monetari dell’Euro.
C’è ancora da chiedersi chi è che inquina l’acqua del ruscello? Fedro lo sapeva già duemila anni fa. In Europa e a Palazzo Chigi fanno finta di non capire e si accontentano di risposte tanto ipocrite quanto ininfluenti sulle quali, è bene dirlo, Renzi e l’Italia purtroppo saranno costretti a tornarci quanto prima.
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