Giorgio Faletti
Poliedrico come pochi, artista a tutto tondo capace di raccogliere consensi tanto nell’intrattenimento televisivo “leggero”, quanto in teatro come cabarettista, dietro ad una cinepresa, con un microfono in mano sul palco più amato ma anche più temuto, quello dell’Ariston, addirittura con la penna in veste di apprezzato scrittore di thriller. Ma uomo garbato, ironico e, dote ancor più rara, autoironico come nessuno.
Ci sono almeno due modi per ricordare Giorgio Faletti, piemontese di Asti, che ci ha lasciato oggi a 63 anni, vittima del solito, implacabile “male incurabile”: il primo è celebrare il grande artista, l'”animale da palcoscenico”, l’altro è parlare di un uomo dallo stile e dall’eleganza così distanti dalla chiassosità spesso sguaiata dei “lustrini e paillettes” del mondo dello spettacolo. In entrambi i casi, lo si fa con sconfinata ammirazione. E questo è un privilegio per pochi.
Un intenso primo piano di Giorgio Faletti
Pochi mesi fa aveva scoperto di essere malato ed era appena rientrato da Los Angeles dove era in cura in un centro specializzato contro i tumori. Doveva rientrare in Italia per una tournèe. Per riabbracciare il suo grande amore, il suo pubblico. Ma, resosi conto di non potercela fare, ha dovuto annullarla affidando al suo sito tutta la propria delusione:
“Cari amici, purtroppo a volte l’età, portatrice di acciacchi, è nemica della gioia. Ho dovuto a malincuore rinunciare alla pur breve tournée per motivi di salute legati principalmente alle condizioni precarie della mia schiena, che mi impedisce di sostenere la durata dello spettacolo. Mi piange davvero il cuore perché incontrare degli amici come voi è ogni volta un piccolo prodigio che si ripete e che ogni volta mi inorgoglisce e mi commuove. Un abbraccio di cuore.”
Stava per concludere la sua battaglia contro il più vigliacco dei mali e l’esito era scontato.
Era un uomo estremamente riservato, Giorgio Faletti, ma della sua malattia parlava. E lo faceva con leggerezza, con l’ironia che è propria solo dei grandi. Uomo di classe anche in questo.
Fattosi le ossa in una delle più rinomate palestre del cabaret italiano, il “Derby” di Milano (Abatantuono, Teo Teocoli, Paolo Rossi, solo alcune tra le più note creature del locale) negli anni ’70, era diventato uno dei volti più riconosciuti di una delle trasmissioni più rivoluzionarie della tv degli anni ’80: “Drive In”. La guardia giurata Vito Catozzo, il suo personaggio. Che, però, non poteva che stargli troppo stretto. Sempre ruoli di intrattenimento brillante nell’edizione del 1990 di “Fantastico” al fianco di Pippo Baudo, Marisa Laurito e Jovanotti. Intanto, dopo aver conseguito anche una laurea in Giurisprudenza, coltiva anche la passione per la musica pubblicando nel 1988 il primo mini-album “Colletti bianchi“, colonna sonora del telefilm omonimo che lo vede fra i protagonisti. Nel 1991 suo secondo disco, “Disperato ma non serio“, che contiene tra le altre canzoni, “Ulula“, uno dei brani più trasmessi in radio nell’estate 1991. Sempre quell’anno scrive per Mina, “Traditore”, e la include in “Caterpillar”, ma poi sarà anche autore di brani per altri “mostri sacri” della musica italiana, Milva, Fiordaliso, e Branduardi.
Giorgio Faletti al Festival di Sanremo
Nel 1992 partecipa per la prima volta al Festival di Sanremo in coppia con Orietta Berti con la canzone “Rumba di Tango”, inserita poi nel suo terzo album “Condannato a ridere“. Ma è nel 1994 che lascerà il segno sul palco dell’Ariston con l’intenso rap “Signor Tenente”, struggente motivo dedicato alle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Si classificherà secondo ma, soprattutto, vincerà il premio della critica.
Gli anni 2000 lo vedono, invece, cimentarsi nell’altra sua grande passione: la scrittura. I suoi romanzi thriller diventano dei best seller. Nel 2002 esce “Io uccido”: 4milioni di copie vendute! Nel 2004 raddoppia con il secondo romanzo, “Niente di vero tranne gli occhi”, che al momento ne ha vendute tre milioni e mezzo, per continuare poi la fortunata carriera di scrittore. E’ stato anche attore impegnato, in “Baaria” di Tornatore, e nel film “Il sorteggio” di Giacomo Campiotti oltre al film cult “Notte prima degli esami”, dove è l’arcigno membro interno di una classe che deve affrontare la maturità.
Un artista che non ha mai rinunciato a sperimentare il proprio talento nei campi più diversi riscuotendo ovunque consensi. Senza mai darlo a vedere. Come tutti gli uomini umili. Quelli più grandi.
Lunedì sarà allestita la camera ardente. Martedì i funerali alle 15 nella Collegiata di San Secondo ad Asti.
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