“So chi ero quando mi sono alzata stamattina, ma da allora devo essere cambiata diverse volte”. Non sono le parole di una manager uscita malconcia da una riunione sindacale, né di una mamma stremata dalle sue piccole pesti.
Sono i pensieri di Alice, la creatura uscita dalla fantasia di Lewis Carroll e protagonista del suo libro, vecchio un secolo e mezzo ma sempre moderno, che ha fatto parte delle letture di tante generazioni. Attuale come non mai, perché è il racconto delle fantasticherie di una bambina annoiata che vaga con la mente e si perde in un mondo stravagante mentre segue un coniglio che le è passato accanto correndo.
Dal “paese delle meraviglie” ai giorni nostri, Alice è approdata a Roma, in anteprima mondiale, con lo show immersivo “The Adventures of Alice”. In una location che apre per la prima volta i battenti al pubblico dopo avere convertito la sua destinazione primaria da ex caserma Guido Reni in polo culturale, o Guido Reni District. Più che una mostra, un’esperienza visibile e vivibile fino al 19 marzo prossimo, interamente dedicata, appunto, al mondo fantastico creato da Carroll, pseudonimo di Charles Lutwidge Dodgson, personaggio poliedrico che prima di ritirarsi alla vita riservata e tranquilla di curato di campagna, era stato scrittore, matematico, fotografo e logico. Come saggista è celebre soprattutto per i due romanzi Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie (pubblicata il 26 novembre 1866 con le illustrazioni di John Tenniel) e Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò, opere che sono state apprezzate da una straordinaria varietà di lettori, dai bambini a grandi scienziati e pensatori.
Lo show è curato da Ninetynine e Grande Exhibitions, società che avevano già presentato “Van Gogh Alive”, la mostra multimediale inaugurata alla fine di ottobre presso lo spazio del Palazzo degli Esami, a Roma, e fruibile fino al 26 marzo 2017, basata anch’essa sull’esperienza immersiva.
Anche questa nuova “Alice” è un modo molto attuale e interessante di ridefinire l’arte e viverla capovolgendo le prospettive cui da sempre siamo abituati: “E’ qualcosa di mai visto prima – ha tenuto a spiegare Bruce Peterson, owner & managing director Grande Exhibitions, durante la conferenza stampa di presentazione dell’evento che forse, dopo Roma, potrebbe essere portato in un’altra città italiana – abbiamo ridefinito l’arte del racconto. Con Van Gogh abbiamo ridefinito l’arte e il modo di vivere l’arte, ora vogliamo fare lo stesso con la bellissima storia di Alice nel paese delle meraviglie perché i bambini e le loro famiglie possano rivivere la storia immergendosi nella favola”.
Si entrerà nella tana del coniglio, si vivranno le ambientazioni e i personaggi, fino all’esperienza narrativa vera e propria, seguendo Alice nelle sue peripezie sui maxi-schermi che circondano lo spettatore. Più o meno una volta all’ora si aprirà il sipario sul buco del coniglio da dove si parte per quest’avventura incredibile, della durata di 45 minuti, che dà la sensazione di viaggiare fisicamente all’interno del mondo della protagonista. Insieme a lei si incontrano quegli strani personaggi usciti dalla penna di Carroll che sono: il Brucaliffo, il Cappellaio matto, lo Stregatto, la Regina di Cuori.
“Inserire l’elemento culturale in quello virtuale è importantissimo, perché il mondo dei bambini e dei ragazzi sta cambiando totalmente proprio a motivo della virtualità – osserva la psicoterapeuta Maria Rita Parsi -: l’uso del social web prepara una generazione socialmente diversa, prepara un mondo dove bisogna traghettare i contenuti formidabili di tutta la tradizione culturale, artistica e musicale. Tutta la bellezza dell’arte va inserita nel virtuale e messa in condizione di essere fruita”. Anche “mettere in moto spazi di questo genere”, osserva anche la Parsi, è fondamentale per aggregare, creare un rapporto interdisciplinare, un contatto tra scuole, il territorio, i ragazzi e il mondo virtuale: “Fare un’operazione di collegamento oggi è fondamentale per le nuove generazioni che vivono completamente sbilanciate nel mondo dell’immaginario. Si parla addirittura di sindrome di hikikomori: chiusura al mondo reale per rintanarsi in quello virtuale. Una sorta di suicidio: lascio il mondo reale, tanto brutto e scollegato, e vado in quello virtuale che è tutto collegato ma non ci sono né maestre né guide. Fare esperienze del genere significa invece ripotenziare l’idea del passaggio culturale di tutti questi materiali, queste realtà, dentro il mondo virtuale e poter veicolare anche nel mondo virtuale la presenza di guide, di punti di riferimento”. “Alice è opera eccezionale, che sembra scritta da una persona in preda a qualche pasticca – conclude la psicoterapeuta che è membro del comitato Onu per i Diritti dei fanciulli -, ha un materiale onirico che rispecchia l’inventiva dei bambini : tutto si anima, anche gli oggetti. E’ soprattutto un lavoro che Lewis Carroll 150 anni fa ha fatto sull’inconscio, con la maniera di sognare dei bambini, di ricercare e di immaginare dei bambini, piccoli visionari ricchi di fantasia”.
“The adventures of Alice” è patrocinata dal ministero dei Beni e delle Attività culturali e dall’assessorato alla Crescita culturale del Comune di Roma. Info su http://www.aliceroma.it/
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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