E’ stato il Tribunale dei minori di Firenze a voler riconoscere, per primo in Italia, la legittimità di un’adozione di due fratellini, residenti nel Regno Unito, da parte di due uomini. Qualcuno lo ha visto come “un altro passo avanti sulla strada dei pari diritti fra coppie etero e omosessuali”: il Tribunale ha disposto la trascrizione anche in Italia dei provvedimenti emessi da una Corte britannica e ha così riconosciuto l’adozione di due bambini da parte di una coppia gay.
A Torino, invece, la Corte d’Appello ha respinto il ricorso presentato dalla coppia dei ‘genitori nonni’, ai quali la bambina nata nel 2010 era stata allontanata qualche settimana dopo la nascita per presunto abbandono (era stata lasciata dal padre sul seggiolino dell’auto, vicenda dalla quale l’uomo fu in seguito assolto). La bimba da quattro anni è stata adottata e da allora non ha contatti con i genitori naturali. Nel novembre 2013 la Cassazione aveva confermato quanto, un anno prima, aveva già stabilito la Corte d’appello di Torino, che la bimba era adottabile. Lo scorso giugno, però, con un nuovo pronunciamento la Cassazione ha ribaltato quello procedente rinviando alla Corte d’Appello che ora si è espressa confermando l’adottabilità.
Due sentenze diverse, che mettono in luce lo stato confusionale che regna in Italia: si tolgono i figli ai genitori biologici, si assegnano invece a coppie omosessuali.
L’Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, pubblica oggi il commento della storica cattolica e giornalista Lucetta Scaraffia, riguardo a queste che ritiene “sentenze contro le donne”.
Le adozioni da parte di coppie omosessuali riconosciute da alcune sentenze non solo esprimono “la volontà di aggirare, attraverso una sentenza di tribunale, la proibizione della legge” ma sono il sintomo che “siamo di fronte a un ennesimo capitolo della lotta degli uomini per rimettere le donne al loro posto, per emarginarle, per escluderle. Arrivando a escluderle dalla cosa più importante di tutte: la procreazione di un essere umano”. Innanzitutto con queste sentenze “si travalica di fatto la volontà popolare, infliggendo un danno non irrilevante alla democrazia. Ma c’è un altro aspetto, ancora più inquietante, dietro questo modo di procedere. Le decisioni prese dai tribunali riguardano quasi tutte, forse al novanta per cento, coppie di omosessuali maschi”. Ci sono da parte delle coppie omosessuali maschili, rispetto a quelle femminili, “esibizioni trionfali”. “I due uomini sembrano voler festeggiare un risultato che di fatto è un furto, una rapina, che consiste nell’avere finalmente rubato alle donne quello che maggiormente il genere maschile ha sempre invidiato loro, cioè la possibilità di dare la vita. Nei casi più gravi, la madre gestatrice, ridotta a puro strumento del desiderio maschile, pagata come un animale da riproduzione, è di fatto cancellata. In altri casi anche l’adozione, se pure solo dal punto di vista simbolico, cancella la presenza materna, la dichiara non necessaria”. “Altro che invidia del pene, verrebbe da dire al dottor Freud!”, conclude la storica nel commento per il giornale della Santa Sede.
A.B.
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