Quando il 24 febbraio 2003 fu data la notizia della sua morte, Roma, la sua città, pianse. E quando tre giorni dopo si svolsero i funerali nella basilica di San Giovanni in Laterano, sul passaggio del corteo funebre da via dei Fori Imperiali a via Merulana si radunarono 250 mila persone per applaudire il feretro al feretro.
L’officiante, card. Camillo Ruini, nell’omelia mise in risalto le caratteristiche più salienti e più amate dal pubblico del grande attore: “Sordi ha interpretato l’animo e il carattere tipico degli italiani, come ogni grande caratterista ha espresso alcuni aspetti e dimensioni che sono universalmente umani perché fanno parte della miseria e della nobiltà del cuore dell’uomo”. Tutto questo lo fece “facendoci sorridere di noi stessi, ma facendo venire alla luce molti risvolti oscuri della nostra esistenza – sottolineò il cardinale vicario del Papa – Sordi è diventato per tantissimi un simpatico amico e un compagno di viaggio che ci ha aiutato a portare il fardello della vita”.
Alberto Sordi, romano de Roma, era nato il 15 giugno 1920 in via San Cosimato, nel rione di Trastevere. Al civico 7 la sua casa natale non esiste più, in compenso una targa lo ricorda come “attore indimenticabile e interprete della ‘storia di ogni italiano’.
Il prossimo 15 giugno, nel 2020, ricorre quindi il centenario della nascita di Albertone. Una ricorrenza che non si vuole far passare in sordina ma celebrare con un film che sarà distribuito nelle sale cinematografiche e poi andrà in onda anche su Rai1.
“L’Italia si prepara a celebrare i suoi cento anni come meglio merita questo italiano, che avrebbe dovuto persino ottenere la nomina a senatore a vita per aver “bene illustrato la Patria” – questa nomina, tuttavia, non arrivò mai”, dice Giancarlo Governi, storico collaboratore di Sordi, che ha scritto il film che sarà diretto dal figlio Silvio e avrà come guida, in scena, Sabrina Impacciatore: sarà proprio lei a portare per mano il pubblico nei luoghi più importanti della vita e dell’opera di Alberto Sordi.
Tra il minuto teatro settecentesco domestico, il salotto con il ritratto di Gaeleng, la sala da barbiere con le poltrone girevoli, il film ‘Alberto Sordi, un italiano come noi’, le cui riprese saranno ultimate entro questa settimana, farà fare agli spettatori un tour del tutto particolare all’interno della casa del più celebre attore italiano del dopoguerra.
Si tratta di un viaggio che parte dalla nascita e dai primi passi in Trastevere e arriva ai teatrini di varietà, alla Radio di Via Asiago dove si cimentava con i suoi celeberrimi personaggi come ‘il Compagnuccio della Parrocchietta’, ‘Mario Pio’ e ‘il Conte Claro’. Il film, che si avvarrà delle testimonianze di Ettore Scola, Furio Scarpelli, Gigi Magni, Carlo Verdone, Giovanna Ralli e altri, mostrerà le sale di doppiaggio dove Sordi dava la voce a Oliver Hardy, l’immortale compagno di Stan Laurel, illustrerà i luoghi del suo cinema e della televisione con le sue memorabili apparizioni, arrivando fino agli onori del Campidoglio dove l’allora Sindaco Francesco Rutelli gli volle cedere la fascia tricolore di “Sindaco di Roma per un giorno”, quando Sordi compì 80 anni.
Il film prodotto da Pierfrancesco Fiorenza per Produzione Straordinaria e con la partecipazione di Rai Cinema e il patrocinio e il sostegno della Fondazione Casa Museo di Alberto Sordi, finisce, inevitabilmente, nella sua casa romana, dove visse per più di 40 anni: un vero monumento alla sua persona e alla sua arte incommensurabile. Sordi ebbe a dire di Totò: “Non è morto perché il comico non muore mai”. Vale anche per lui che continua a vivere nei suoi numerosi film (149!).
D.B.
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