“Uno stato di diritto si fonda sulle regole: c’è il diritto di manifestare, ma c’è chi gioca sporco. Per questo dobbiamo dare ai prefetti il potere di vietare i cortei, dobbiamo alzare la pena per gli incappucciati per metter loro paura, dobbiamo introdurre l’arresto in flagranza differita di 48 ore anche per questi fatti”. Per il momento abbiamo evitato il peggio ma per il futuro bisogna cambiare strategia d’intervento.
Con una tardiva ammissione di incapacità a gestire l’emergenza della quale si discute ormai da anni il ministro degli Interni Angelino Alfano, in Parlamento prima, e durante una visita alle forze dell’ordine poi, ha commentato i drammatici eventi di Milano dopo gli scontri e le violenze del primo maggio. Nel corso della visita alle forze dell’ordine il ministro ha annunciato la promozione dell’agente ferito a una gamba da una molotov nel mezzo del corteo dei “No Expo“.
Per Alfano dunque, la soluzione sarebbe quella di dare più potere ai prefetti, in modo da prevenire violenze e disordini: “La manifestazione del primo maggio l’hanno promossa sigle che avevano diritto di farlo. Ma noi dobbiamo affermare per legge più potere ai prefetti di dire ‘questo corteo sarebbe legittimo, ma non lo possiamo far fare perché ci sono rischi di infiltrazione’.
Quindi il ministro ha ribadito: “Io spero che per il reato di devastazione, che prevede fino a 15 anni di carcere, non ci sia risparmio di uso”. Con giochi di parole ed una sostanziale omissione sulle lacune dimostrate dalla politica nella gestione dell’ordine pubblico, Alfano oggi ha voluto in buona sostanza prendere le distanze da quei fatti e nascondere le proprie responsabilità rimandando a provvedimenti da prendere in futuro il nuovo round in materia di manifestazioni e sicurezza.
Ma rispetto a fatti drammatici che hanno visto Milano, la capitale dell’Expo vetrina del mondo,per una intera giornata ostaggio di poche centinaia di facinorosi che ancora una volta hanno messo a fuoco una città e la sicurezza dei suoi cittadini, il ministro non può cavarsela così. E le reazioni politiche dentro e fuori del Parlamento non si sono fatte attendere, mentre ieri, sempre nella città meneghina si è tenuta la manifestazione guidata dal leader della Lega Matteo Salvini, sceso in piazza con la “gente per bene ma incazzata”, per protestare contro i fatti del primo maggio. Alcuni leghisti si sono travestiti da black bloc, con tanto di passamontagna e cartelli con su scritto: “io voto Pisapia”.
“Provo pena, schifo e disgusto – ha detto Salvini – per quei politici, cantanti, intellettuali e giornalisti che per anni hanno coccolato quei delinquenti dei centri sociali e poi, per pulirsi la coscienza, sono andati a ripulire i muri con una spugna”.
Nella zona di corso Magenta, dove il livello dello scontro è stato particolarmente alto, si è invece svolta una fiaccolata promossa dalla sezione lombarda di Forza Italia.
Sempre nella giornata di ieri è arrivata la convalida di fermo per i cinque arrestati, tre uomini e due donne, accusati di aver preso parte alle violenze.
P.M.
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