Italiani spreconi. Nonostante la crisi, nel nostro Paese si disperde ancora troppo: sul campo, nella distribuzione e in casa. Una lunga la filiera dello sperpero che pesa sul pianeta, sulle risorse e sull’ economia. Lo rileva Last Minute Market che in vista della Giornata Mondiale dell’ Alimentazione, mercoledì 16 ottobre, accende i riflettori su quanto cibo buttiamo via ogni anno. Partiamo dal campo: nel 2012, il 2,47% della produzione agricola italiana non è stata raccolta, pari a 12.466.034 quintali di prodotti. La catena dello spreco continua nell’ industria agroalimentare, dove lo spreco medio ammonta al 2,6% della produzione finale totale, 2.036.430 tonnellate di prodotti alimentari. Nel campo lo spreco è imputabile alla non convenienza da parte dell’ agricoltore a raccogliere il prodotto perché i prezzi di mercato non remunerano il lavoro o per ‘ difetti commerciali’ (troppo grosso o troppo piccolo, o danni dovuti agli eventi atmosferici). Gli sprechi nel settore distributivo riguardano sia i mercati all’ ingrosso (centri agroalimentari e mercati ortofrutticoli) sia il sistema di distribuzione (cash&carry, ipermercati, supermercati e piccolo dettaglio). Nei centri agroalimentari ogni anno dall’ 1 all’ 1,2% dell’ ortofrutta viene gestita come rifiuto: nel 2012 in questo settore sono stati sprecati e smaltiti come rifiuto 118.317 tonnellate di prodotti ortofrutticoli. La stima degli sprechi originati dal canale distributivo si attesta su 270.776 tonnellate.
In casa non siamo più attenti, anzi. Ogni anno lo spreco domestico costa agli italiani 8,7 miliardi di euro: una cifra vertiginosa, che deriva dallo spreco settimanale medio di circa 213 grammi di cibo gettato al costo di 7,06 euro settimanali a famiglia ma può arrivare fino a 13 euro. Sono dati del Rapporto 2013 sullo spreco domestico realizzato da Knowledge for Expo, il nuovo Osservatorio di Swg e Last Minute Market, con l’ apporto dell’ Osservatorio nazionale sugli sprechi Waste Watcher. Il monitoraggio incrociato fra spreco domestico e spreco nella filiera agro-alimentare condotto in questi mesi da Waste Watcher e da Last Minute Market, ha rilevato che lo spreco alimentare domestico è pari allo 0,5 % del Pil.
E a sprecare maggiormente è chi spende di più per la spesa alimentare, chi acquista di più cibo pronto e le famiglie più numerose. E l’ indagine Knowledge individua anche ben 9 ‘spreco-tipi’ italiani, sulla base delle motivazioni che li portano a buttare via gli alimenti. La maggior parte di loro, purtroppo, rientra nelle categorie più sciupone: il ” fanatico del cotto e mangiato” ovvero colui che non ricicla gli avanzi, il ” cuoco esagerato”: colui che cucina troppi piatti e in quantità ‘industriali’, ” l’ illuso del packaging” ovvero dai prodotti confezionati, ” lo sperimentatore deluso”: colui al quale abbinamenti ‘pindarici’ risultano poco gradevoli, e ” l’ accumulatore ossessionato”ovvero colui il quale se fosse reduce da qualche conflitto bellico sarebbe giustificato ma che in assenza di questo non ha motivazione alcuna per stipare frigorifero e credenza oltre il limite contenibile.
Fortuna tra gli italiani ci sono anche i virtuosi. Il 35% appartiene alla categoria meno sprecona: getta solo se costretto. Ed è il tipo che getta in media 4,81 euro settimanali per nucleo familiare e che ritiene lo spreco alimentare un problema molto grave per il pianeta (secondo l’ ultimo rapporto Wwf, per produrre tutto il cibo che sprechiamo ogni anno in Italia buttiamo nel cestino fino a 1.226 milioni di metri cubi di acqua, 24,5 milioni di tonnellate di CO2e e il 36% dell’ azoto da fertilizzanti).
Altri tre spreco-tipi si collocano al di sotto della media dei 7,06 euro di costo-spreco settimanale per famiglia: l’ ” ignaro un po’ marginale” (6,01%) che non conosce le cause dello spreco, non ha opinioni, ignora la differenza tra la data di scadenza di un cibo e la dicitura ‘ da consumarsi preferibilmente entro’; il ” nostalgico autoisolato, arreso ma senza cause precise” (5,21%) e il ” cliente della spesa grande, ma tifoso del fresh” (15,22%). Questi ultimi due gettano settimanalmente 5,06 euro e 6,97 euro per nucleo familiare. Il secondo, in particolare, per motivi di tempo ha uno stile di acquisto legato alla grande distribuzione di cui lamenta una scarsa capacità di conservare frutta e verdura, consuma prodotti freschi, di località vicine, è sensibile ai temi dell’ alimentazione sana e sostenibile.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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