L’FBI ha diffuso foto e generalità di un uomo che ritiene coinvolto negli attentati degli ultimi giorni a New York e nel New Jersey. Si chiama Ahmad Khan Rahami, ha 28 anni ed è un cittadino USA di origini afghane.
È ricercato nelle indagini sull’esplosione di sabato sera a Manhattan, ma gli inquirenti credono sia implicato anche nell’episodio di stanotte: uno zaino contenente quattro tubi-bomba è stato ritrovato nella stazione ferroviaria della sua città, Elizabeth, in New Jersey. Rahami è “armato e pericoloso”: lo ha detto Bill de Blasio, il sindaco di New York.
Secondo Christian Bollwage, sindaco di Elizabeth, uno degli ordigni è esploso mentre un robot degli artificieri FBI lo stava disinnescando, ma senza provocare feriti. La detonazione è avvenuta poco dopo la mezzanotte e mezzo locale, quando in Italia erano le prime ore della mattina.
Secondo la CNN si trattava di pipe-bomb, “tubi-bomba”, collegati tra loro e a un detonatore telecomandato.
Intanto l’FBI ha fermato cinque sospetti nelle indagini sull’attentato di sabato. Erano a bordo di un’auto carica di armi intercettata sul ponte Verrazano, tra Brooklyn e Staten Island, a quanto pare diretti verso l’aeroporto JFK.
Sabato sera – in Italia era notte fonda – una bomba artigianale è esplosa in un cassonetto a Manhattan, per la precisione nel quartiere di Chelsea, lungo la 23° strada, fra la 6° e la 7° avenue. I 29 feriti sono stati tutti dimessi dagli ospedali cittadini. Un secondo ordigno è stato disinnescato prima di fare danni, mentre un terzo pacco “sospetto” si è rivelato un falso allarme.
Le due bombe di Manhattan erano fabbricate con pentole a pressione riempite di schegge di metallo e collegate a telefoni cellulari. Si trattava dunque di dispositivi pensati per uccidere, simili per concezione a quelli usati nell’attentato alla maratona di Boston il 15 aprile 2013. Erano collocati in una delle zone più affollate della città. Chelsea è gremita di ristoranti e negozi, tra cui i due supermercati più grandi di New York, e la 23° strada in particolare ospita diverse fermate della metropolitana. La bomba è esplosa alle 20.30, l’ora di punta del traffico a piedi.
Le autorità cittadine, intervenute con la massima rapidità, sono riuscite a non blindare Manhattan ed evitare il panico. È stata chiusa solo la zona di Chelsea dove sono state rinvenute le bombe, mentre nel resto di Manhattan il sabato sera procedeva elettrico come sempre. Già alle 23 il luogo dell’esplosione è stato riaperto al pubblico per la conferenza stampa del sindaco Bill de Blasio.
Secondo il primo cittadino, si è trattato sicuramente di un “atto intenzionale”, ma “non vi sono prove di una connessione terroristica”.
Finora gli inquirenti hanno comunicato al pubblico solo il minimo indispensabile dei particolari. Secondo indiscrezioni di stampa, vicino alla seconda pentola-bomba, quella disinnescata, è stato ritrovato un foglio di carta scritto, ma nessuno sa ancora se si tratti di una rivendicazione o di qualsiasi altro testo.
Sulla matrice degli attacchi, e su un eventuale collegamento tra quelli di Manhattan e quelli di Elizabeth, regna l’incertezza. Funzionari di polizia citati da NBC News avrebbero espresso il timore di trovarsi di fronte all’opera di una struttura terroristica unica, forse articolata al suo interno in più cellule, ma in ogni caso le indagini sono appena iniziate, come hanno ricordato più volte il sindaco di New York, Bill de Blasio, e il governatore dello Stato Andrew Cuomo. Sulla riservatezza degli inquirenti influisce anche il clima del momento politico negli USA, con Hillary Clinton e Donald Trump contrapposti in una campagna elettorale per le presidenziali che definire infuocata è un eufemismo. Ieri Trump è stato il primo esponente politico ad annunciare l’esplosione della bomba, anticipando anche le autorità di New York, e ne ha approfittato per promettere “maniere forti” ai suoi sostenitori. Invece la Clinton – che ha appena ripreso la campagna dopo il malore della scorsa settimana, dovuto a una polmonite – ha spiegato di non voler commentare l’accaduto prima di avere informazioni più precise.
Nel frattempo a Manhattan sta per cominciare l’Assemblea Generale dell’ONU, che richiamerà al Palazzo di vetro più di 150 capi di Stato e di governo.
F.M.R.