“In questo viaggio c’è anche mia madre, ci sono io che ho 63 anni , i miei figli che sono trentenni, ci sono anche dei nipoti, una mamma incinta. È come essere un gruppo rock di quattro generazioni che viaggiano lungo tutta l’Italia”. Queste le parole di Richard Branson, il fondatore della ‘Virgin’ sul progetto benefico “Big change” che ogni due anni, si prepara a mettere di fronte ad una sfida estrema la sua famiglia ed altri volontari per una buona causa.
È un’iniziativa che io, mio fratello Sam e un gruppo di amici abbiamo messo su per raccogliere fondi e aiutare i bambini a crescere e a prepararsi al domani non solo attraverso gli esami – ha spiegato Holly Branson – ma facendo da incubatori delle loro idee brillanti e fornendo loro una serie di contatti. Quest’anno sosteniamo un programma che supporta gli insegnanti e gli studenti delle scuole a costruire la loro intelligenza emotiva, la resilienza e la capacità di gestire i conflitti”
L’obiettivo? Percorrere duemila chilometri in un solo mese, il doppio che nella campagna del 2014, dove sono state raccolte oltre 750mila sterline. Per ora siamo a metà strada: Benson, la sua famiglia e circa 250 volontari hanno scalato le montagne tra la Svizzera e l’Italia in bicicletta. Nei prossimi giorni arriveranno al Sud, nuoteranno fino alla Sicilia per poi concludere scalando la cima del monte Etna.
Siamo stati in Toscana fino a ieri, non stiamo attraversando le città perché stiamo passando sulle montagne”. “Le persone sono esauste e distrutte – ha raccontato poi Branson – la scorsa notte c’è stato un grande temporale, c’erano molti fulmini lungo la strada e molte inondazioni. Ci hanno detto che oggi non avremmo potuto pedalare e invece di essere tristi siamo stati molto sollevati”.
Fiducioso della riuscita anche di questa nuova impresa, Branson, che deve il suo successo all’album “Tubular bells” di Mike Oldfield nel ’73, ha raccontato ai microfoni dell’Ansa come è nata questa iniziativa, ideata dai suoi figli: “Holly e Samsono venuti da me con questa idea: volevano vedere se le persone e loro stessi si sarebbero spinti oltre limite per una causa importante. Da allora, ogni due anni, proviamo a organizzare un gruppo di persone e a metterle di fronte ad una sfida estrema”.
P.M.
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