Quando si parla di biblioteche storiche si deve partire dagli archivi di Ebla, che con documenti dal 2500 circa fino alla distruzione della città verso il 2250 a.C., costituiscono la più antica biblioteca organizzata finora scoperta. Si tratta di cinquemila tavolette di argilla scritte in caratteri cuneiformi rinvenute negli anni 1974/76 presso il Palazzo Reale dell’Acropoli di Ebla in Siria. Alcune tavolette erano archiviate e conservate in stanze su scaffali posti lungo le pareti, altre in cesti posti a terra. Ma fu Tolomeo II Filadelfo a creare la più grande e ricca biblioteca del mondo antico, la mitica Biblioteca Reale di Alessandria. Una biblioteca che conteneva centinaia di migliaia di capse con papiri e pergamene contenenti la summa del sapere. Una squadra di grammatici e filologi operava ogni giorno per annotare e correggere i testi delle varie opere depositate nella biblioteca e poi provvedere alla loro diffusione. Di ciascuna opera si redigevano delle edizioni critiche, che venivano poi conservate all’interno della Biblioteca d’Alessandria. Purtroppo ce ne rimane solo il mito perché andò distrutta completamente nel 642 d.C.
Ma venendo a noi, la più antica biblioteca pubblica di Roma risale al 39 a.C. Fu ideata da Giulio Cesare (che venne ucciso prima di vedere terminato il suo progetto) realizzata sull’Aventino, vicino al tempio della Libertà, conteneva centinaia di migliaia di opere. Era formata da due grandi edifici gemelli e speculari, uno per i testi latini e uno per i testi greci. Per tanti secoli, e ancora oggi l’Italia è il Paese con il maggior numero di biblioteche antiche al mondo.
E questa è un’altra ragione per amare questo meraviglioso Paese. Solo noi possediamo un patrimonio librario infinito, un patrimonio di valore inestimabile che viene custodito nelle Biblioteche Pubbliche e private sparse lungo lo Stivale. Dei centri del sapere, dei veri e propri punti di origine del capitale culturale di cui l’Italia gode. Le biblioteche storiche italiane, sono luoghi particolarmente preziosi. Degli scrigni ricchi di fascino, templi della cultura dove ricercatori e studiosi di tutto il mondo vengono a studiare e consultare testi e manoscritti antichi. Quando si ha occasione di entrare in questi ambienti meravigliosi, si scopre uno strano mondo, un mondo immerso in un atmosfera di luci soffuse, fatto di ambienti sacri il cui silenzio è rotto solo dall’inconfondibile rumore di pagine che girano, ove prevale il profumo della carta e dei legni pregiati delle librerie. Allora ci sembra di ritornare indietro di secoli e godere di ambienti collocati fuori da un tempo che credevamo perduto.
Bibliotechela biblioteca barocca del Klementinum di Praga con i soffitti affrescati
Per ragioni di spazio non è possibile descrivere le tante decine di biblioteche sparse in Italia da nord a sud, ma per capire il valore del nostro patrimonio librario basterà citarne alcune come esempio. Partiamo dalla biblioteca Capitolare di Verona, una delle più antiche del mondo. Creata nell’anno 380 d.C., possiede un tesoro di codici manoscritti provenienti da officine di tutta Italia. Il più antico, il codice Ursicino è datato 1 agosto 517. Notevole anche la Biblioteca Marciana realizzata a Venezia nella metà del 1400 che conta circa un milione di volumi di cui 13.000 manoscritti, molti arricchiti da preziose miniature. Per non parlare della Laurenziana di Firenze, nata dalle collezioni librarie di membri della famiglia Medici, raccoglie decine di migliaia di volumi a stampa e di manoscritti, incunaboli e cinquecentine, ma soprattutto, la biblioteca Laurenziana possiede la maggiore collezione italiana di papiri egizi.
Di grandissimo valore anche la Biblioteca Ambrosiana di Milano creata dal cardinal Federico Borromeo sul finire del 1500. Aperta al pubblico l’8 dicembre 1609 la biblioteca Ambrosiana ( famosa anche perché dal 1637 possiede i famosi Codici di Leonardo) comprende 30.000 stampati e 8000 manoscritti acquistati sin dalla sua apertura in ogni parte del mondo, perfino in Arabia, in Cina, Russia, Indie e Giappone. Non si può poi dimenticare la Biblioteca Malatestiana di Cesena fondata a metà del XV secolo, un piccolo gioiello, l’unico esempio di Biblioteca monastica umanistica giunta fino a noi. Perfettamente conservata nell’edificio, negli arredi e nella dotazione libraria. Vi sono conservati 250.000 volumi.
L’Unesco ha riconosciuto l’importanza culturale della Malatestiana inserendola nel Registro della Memoria del Mondo. Venendo poi a Roma, ci viene subito a mente la Biblioteca Apostolica Vaticana che possiede una mastodontica raccolta di testi antichi, e libri rari risalenti sin dal I secolo d.C. ( il pezzo più famoso della collezione è il Codex Vaticanus, il più antico manoscritto completo della Bibbia che si conosca). Fu il Papa Niccolò IV che a metà del XV secolo concepì l’idea di una biblioteca moderna da mettere a disposizione di eruditi e studiosi. Situata nel cortile del Belvedere in un apposito palazzo realizzato da Domenico Fontana, la Biblioteca Apostolica con i suoi 1.500.000 di volumi, i 150.000 manoscritti, con 8300 incunaboli e oltre 300.000 tra monete e medaglie e 20.000 oggetti d’arte, possiede un numero impressionante di pezzi pregiati. L’elenco delle biblioteche sarebbe ancora lunghissimo, ma prima di concludere non si può dimenticare di citare l’Angelica, la più antica biblioteca pubblica di Roma. La biblioteca Angelica, aperta nel 1604, possiede una ricchissima collezione fatta da circa 200.000 volumi di cui 100.000 editi dal XV al XVIII secolo. Oltre al suo prezioso patrimonio librario, l’Angelica, in questi ultimi tempi ha acquisito un’ altro grande merito ergendosi a promotrice della creatività, grazie ad una sua disponibilità e apertura verso l’arte contemporanea. Non più quindi solo conservazione e acquisizione del sapere attraverso il patrimonio librario, ma seguendo il sano principio che le biblioteche dovrebbero assolvere ad una funzione culturale a tutto tondo, l’Angelica si è aperta all’arte, anche a quella di difficile lettura.
E questo moderno indirizzo della biblioteca si deve grazie alla sensibilità e alla lungimiranza del suo direttore Fiammetta Terlizzi. Su sua iniziativa, in questi giorni e fino al 5 gennaio 2018, nel grandioso Salone costruito dal Vanvitelli nel 1765 per ospitare la biblioteca, sono esposte alcune opere realizzate per l’Angelica da Carlo Cecchi, artista marchigiano di gran fama. In questo periodo quando si entra nella Sala Vanvitellia, inevitabilmente si rimane stupiti, non solo perchè circondati da decine di migliaia di preziosi volumi antichi, ma anche perché si viene posti di fronte all’ immaginario cielo stellato dipinto da Carlo Cecchi, una grande istallazione di oltre 5 metri intitolata “ Il passo del cielo”, dove gli astri sono intervallati da figure di animali appena accennati. Si rimane ammirati e stupiti di tanta bellezza. Una bellezza raffinata fatta non solo da libri ma anche da figure e forme di animali reali e immaginari. Animali disegnati con cura e esposti nelle opere del maestro marchigiano. Accanto a queste pregevoli opere d’arte contemporanea, fanno poi bella mostra preziosi volumi cinquecenteschi. Volumi lasciati volutamente aperti, dove splendide illustrazioni rinascimentali di animali conosciuti allora , si confrontano e fanno contrasto con con quelli di fantasia illustrati nelle opere del maestro Carlo Cecchi.
Fabio Longhi de Paolis
Buonasera, sono a segnalare un refuso per quanto riguarda la Biblioteca Capitolare di Verona “il codice Ursicino è datato 1 agosto 517” no 512 come segnalato nell’articolo. Rimando al sito http://www.capitolareverona.it/ e http://www.bibliotecacapitolare.it è possibile leggere ulteriori informazioni sul manoscritto in oggetto. Grazie
Grazie per la preziosa segnalazione. Buone Feste
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