In questo campionato che, unico tra i tornei nazionali “nobili” in corso di svolgimento, e, per la prima volta nella storia del torneo nostrano da quando, nel 1994, sono stati reintrodotti i tre punti, vede, in sole quattro lunghezze concentrate ben 16 formazioni, tra la coppia di testa (Juventus e Udinese), a quota 8 , e la “capolista virtuale”, l’Atalanta, a quota 4 ( insieme all’Inter…), si è registrata la prima vittoria in assoluto del nuovo corso di Luis Enrique.
La Roma diretta dall’asturiano che, dopo aver recitato il mea culpa per la scialba prestazione con il Siena di giovedì, aveva ribadito, a chiare lettere, che: “Anche se dovessimo perdere non ho intenzione di dimettermi”, non ha avuto bisogno di mettere alla prova la coerenza del proprio tecnico, offrendogli in dote tre punti fondamentali, al termine di una prestazione non scintillante, ma molto più solida di quella fornita contro i toscani. Era diverso l’avversario, è vero e, al momento, il Siena ( pur se presentatosi all’Olimpico in formazione rimaneggiata) costituisce un test molto più impegnativo di questo Parma, apparso macchinoso e poco aggressivo, soprattutto sulle fasce, ma qualche progresso si è visto. Il possesso di palla insistito si è avuto anche al “Tardini”, ma con una percentuale più ridotta ( il 59%) e, ciò che più conta, con la voglia di accorciare i tempi nella ricerca della verticalizzazione. Dopo un primo tempo di sostanziali sbadigli, ravvivato solo da un paio di conclusioni da fuori di Totti e da un paio di iniziative molto interessanti di Giovinco, la ripresa si apriva con un cross sulla trequarti ( tiro da fuori, cross dalla trequarti, quante “trasgressioni” al sistema di gioco di Luis Enrique…) di Rosi, appena ripresosi da una zuccata che sembrava averlo messo fuori causa, raccolto con una perfetta scelta di tempo da Osvaldo che, di testa, mandava la sfera a infilarsi nell’angolino basso della porta parmense, difesa da un più che incerto ( anche nell’occasione) Mirante. Dopo si è vista la miglior Roma, sbloccata nella testa e più convinta, che ha sciorinato un calcio piuttosto veloce per un quarto d’ora circa, salvo non riuscire a chiudere la partita ( di pochissimo a lato un diagonale stretto di Osvaldo e di millimetri fuori un tiro da fuori di Totti) e accusare, come di consueto, un vistoso calo nel quarto d’ora conclusivo con il Parma che, pur disordinatissimo, affidatosi alle giocate dei soli Giovinco e Biabiany, sfiorava almeno in tre occasioni il pareggio, di cui una colossale con l’ex interista che, anziché appoggiare a Giovinco per un comodo piattone a porta vuota, spediva alto. Soliti patemi finali. Ma meno sofferenza sulle ripartenze altrui. Dei progressi cominciano a intravedersi. Ma quel che contava, anche per il tecnico spagnolo, stavolta era il risultato. Più che mai e prima di qualunque altra cosa. Cinque gare ufficiali senza vittorie cominciavano ad essere un problema serio, soprattutto per per l’autostima dei giocatori e del loro giovane allenatore. Lo ha ammesso anche un fautore del “tiqui-taca” come l’asturiano: “ Alla fine resta il risultato che è una meraviglia”. Lo spettacolo, stavolta, non era una priorità. Totti ha fornito un’altra prestazione di grande sacrificio, al servizio dei compagni, giocando piuttosto arretrato, ma, a differenza di altre occasioni, è riuscito ad innescare con maggior continuità i suoi, oltre a rendersi pericoloso in più di un’occasione in proprio ( anche un palo nel primo tempo, complice, va detto, il solito Mirante pasticcione). Questa, quindi, la quadratura del cerchio per l’attacco giallorosso? Fermo restando che il tridente Totti, Osvaldo, Borini è alla seconda apparizione dall’inizio e non si può dimenticare un Borriello, né pensare che non vengano offerte altre chances a Bojan ( provato anche ieri, nel finale di gara), è difficile pensare che Totti possa giocare un’intera stagione così arretrato. Lo sa sia il capitano ( domani 35 primavere e auguri anticipati) che il suo tecnico che, infatti, ha detto: “ Francesco è un giocatore completamente diverso da tutti gli altri. A Parma ha fatto il massimo, sia per impegno che per mentalità. Ha partecipato tantissimo al gioco e quando va lui, tutta la squadra gli va dietro. In campo gode della più completa libertà, ma vorremmo che fosse più vicino all’area per sfruttare al meglio il suo potenziale offensivo.” Vedremo. Intanto, in casa giallorosa, ci si è tolti una scimmia di notevoli dimensioni dalla spalla, come testimoniato dall’esultanza di tecnico e giocatori in campo e del nuovo presidente ( domani si terrà il Cda in cui si prenderà atto delle dimissioni dei consiglieri uscenti e verranno indicati i nuovi), DiBenedetto in tribuna. Ma non c’è tempo per dilungarsi in festeggiamenti: sabato scende all’Olimpico la splendida protagonista di questo scorcio iniziale di stagione, quell’Atalanta che, senza i 6 punti di penalizzazione, sarebbe ora lassù, da sola, a quota 10. In casa Lazio, invece, un passo indietro dopo la confortante prestazione, con annessi tre punti, a Cesena. Bruttino lo 0-0 interno contro un Palermo che, in pratica, ha tentato di giocare a calcio solo nel primo tempo, creando anche qualche patema a Marchetti ( a proposito, finalmente degli interventi decisivi e sicuri da parte del neoacquisto che sta ritrovando, dopo un anno nel “giardino di casa-Cellino”, la miglior condizione), soprattutto con Hernandez. Nel secondo tempo, invece, è stato sufficiente che Reja inserisse Brocchi a dare dinamismo e penetrazione al centrocampo al posto dell’esordiente Cana ( non bene la sua partita, ma deve ancora imparare a conoscere i movimenti della squadra e, va detto per onestà, giocava da mezzala a destra, mentre lui ha sempre occupato una posizione più centrale ), per spaventare il Palermo di Mangia che si chiudeva a riccio attorno a Migliaccio ( autenticototem della fase difensiva rosanero) e al portiere Tzorvas che compiva due prodezze su Hernanes, una su Cisse e una su Klose. Ma non mancavano anche imperdonabili errori di mira dei biancocelesti. Matuzalem sbagliava da favorevolissima posizione, Cisse mandava fuori una cannonata, quando sarebbe bastato un comodo piatto a porta sguarnita e Klose, infine, mancava un tap in in chiusura, disturbato da un avversario. Grande, per intraprendenza, classe e anche generosità, la prestazione del tedesco, meno quella del collega di reparto che è parso poco lucido ( forse, avendo giocato sempre, servirebbe una prima sosta ai box). Hernanes ancora lontano anni luce dal rendimento dell’anno scorso, ma in progresso ( almeno al tiro ci va ). In difesa, Diakitè acquista sicurezza e automatismi che fanno sempre meno sentire l’assenza di Biava, Il problema più impellente sembra essere a centrocampo: Ledesma in ritardo di condizione e, a parte Brocchi, tutti giocatori piuttosto simili, forti fisicamente, ma senza cambio di passo. Si finisce spesso con inserimenti lenti e iniziative individuali. Gli esterni ( Lulic e Konko) spingono bene, ma dovrebbero guadagnare con più continuità il fondo, senza intestardirsi in traversoni dalla trequarti. L’impressione è che, al momento, non si possa assolutamente prescindere da Mauri. Ma la vera nota lieta, in casa laziale, è stato il ritrovato appoggio del proprio pubblico. La sfuriata ( anche scomposta, se vogliamo) di Reja ha prodotto una nuova “tregua”, se non proprio una pace con i sostenitori biancocelesti. Pochi i fischi all’annuncio del nome del tecnico, bello l’invito alla squadra a completare il riscaldamento sotto la Curva Nord, foriero di buoni propositi lo striscione srotolato nell’intervallo ( “Tecnico, squadra, tifoseria….uniti si vince!”), molto belli gli applausi a fine partita, nonostante la delusione per il risultato. Il tecnico Goriziano ha molto apprezzato e non ha mancato di farlo sapere: “ Ho trovato un buon ambiente, poi, quando non si fa risultato, è chiaro che ci possano essere dei fischi. Ma i tifosi ci sono stati vicini e, dall’inizio alla fine, hanno sorretto la squadra. Anche se la partecipazione c’era stata anche nelle settimane precedenti. La cornice di pubblico è stata eccezionale, ed è doveroso ringraziare i tifosi. C’è stato un appoggio importante e solo così si possono aiutare i ragazzi.” Tutti insieme,in nome della Lazio, sembra, ormai, la parola d’ordine. Ma ora, ritornato il sereno a livello ambientale, la squadra deve salire di rendimento. Giovedì c’è la trasferta più dura del girone di Europa League: allo “Josè Alvalade” di Lisbona, contro lo Sporting, l’atmosfera tornerà ad essere molto calda. Daniele Puppo
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy