Non ai minori, né ai non addetti ai lavori, semplicemente a chi appartiene ad altre correnti di pensiero: gli scranni che furono dei Cinque Stelle quando nel 2013 erano all’opposizione nel Consiglio capitolino non possono ospitare le terga degli avversari.
Con 25 voti a favore e otto contrari l’Assemblea capitolina ha approvato oggi la decisione dei capigruppo che vieta a chiunque di sedersi sulla fila di scranni di opposizione che furono del M5s nel 2013. La questione si è posta perché l’ex consigliera pentastellata Cristina Grancio, espulsa dal gruppo M5s e ora nel gruppo misto, aveva deciso di sedersi sullo scranno che, nel 2013, fu di Virginia Raggi: la terza seggiola della quarta fila dell’emiciclo sinistro.
Il dibattito surreale, con votazione annessa, è avvenuto nella storica aula Giulio Cesare, prima che l’Assemblea capitolina straordinaria si accingesse ad affrontare un argomento di ben altra portata, come la crisi di Atac, l’azienda locale dei trasporti, che era stata convocata per le 13.
Non solo lo scranno che ha avuto il privilegio di sorreggere la seduta della futura sindaca di Roma, quando era all’opposizione, ma anche l’intera ultima fila di poltrone della zona che nella scorsa consiliatura era riservata ai pentastellati.
In risposta, alcuni consiglieri di opposizione, tra cui Giulio Pelonzi (Pd), Svetlana Celli (Rtr) e Giorgia Meloni (Fdi), si sono alzati e hanno ‘scortato’ Grancio sullo scranno della contesa. Il presidente dell’Aula, Marcello De Vito, è stato costretto a sospendere la seduta per diversi minuti, tra le proteste della minoranza, per ristabilire l’ordine.
“Avevo chiesto di poter sedere al posto della consigliera Raggi nella scorsa consiliatura, mi viene vietato invece di sedere all’ultima fila. Mi chiedo dov’è l’articolo del regolamento che prevede di escludere una scelta del posto ai consiglieri”, si chiede l’epurata Grancio. Per Giorgia Meloni “è curioso che la maggioranza ritenga di poter disporre di alcuni scranni, quindi noi non votiamo se non ci si spiega perché e qual è l’articolo del regolamento che lo prevede”. Risposte che però dalla maggioranza non sono arrivate: “Non partecipiamo a questi giochetti indegni sulle poltrone, state ritardando il dibattito su Atac”, la risposta del capogruppo M5S, Paolo Ferrara, nonostante sia stato il ‘promotore’ della decisione della capigruppo e aveva paragonato l’ex scranno della sindaca “alla maglia numero 10 di Totti: non si può dare a nessuno”.
Raggi come Totti. Ma di goal messi a segno neanche uno in due anni di amministrazione a cinque stelle.
A.B.
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