Roma-Juve: ininfluente per la classifica, di vitale importanza per l’orgoglio di due tifoserie, due allenatori, due squadre, due ambienti impegnati tutta la stagione a rincorrersi in una volata infinita che ha prodotto una sequela ancora non definitiva di primati, a rimarcare il proprio dominio ma anche l’impotenza altrui.
E’ finita nel modo più atroce possibile per i padroni di casa: l’1-0 Juve lo firma all’ultimo minuto del lungo recupero proprio dall’ex col dente “avvelenatissimo”, Osvaldo. Non aveva mai segnato dal suo approdo in bianconero.
Partita, nel complesso, non esaltante ma molto viva nonostante la posta in palio fosse solo platonica. E decisamente poco amichevole nei ripetuti scontri di gioco.
Prima gomitata di Chiellini a Pjanic, poi immancabile ritorsione del bosniaco, fresco di rinnovo, quindi la “guerra personale” tra lo stesso Chiellini e Totti. Scene abbastanza indegne per giocatori di questo livello, in linea con lo “spettacolo” inscenato sugli spalti con la curva Sud che ha, nell’ordine, inscenato uno sciopero momentaneo del tifo per solidarietà contro i Daspo, esposto uno striscione (“Forza Daniele!”) inneggiante a De Santis, minacciato chi voleva serenamente tifare per i colori giallorossi illudendosi di poter assistere ad una normale partita di calcio anziché al domenicale show dei padroni delle nostre curve, intonato i soliti cori contro Napoli. A margine, una tentata aggressione ad Agnelli e Marotta dopo la rete di Osvaldo. Alcuni protagonisti in campo hanno, evidentemente, deciso di non essere da meno, interpretando la gara come una sorta di duello rusticano. Ma con zero cavalleria. L’arbitro Russo è andato completamente in bambola perdendo il controllo della partita. E se sull’episodio della rete romanista giustamente annullata per tocco di mano di Torosidis è stato salvato il giudice di porta, è da matita blu la “svista” sulla gomitata di Chiellini a Pjanic (fischiata la punizione, quindi niente prova tv e conseguente codice etico ai danni del difensore juventino che avrebbe messo a rischio la sua convocazione al Mondiale), che avrebbe dovuto terminare anzitempo la sua partita. Assurdo che un giocatore di tal fatta non veda sventolarsi sotto il naso un rosso dal lontano 2007. Almeno da arancio anche un intervento di Torosidis su Tevez in chiusura. E da rimarcare anche il comportamento di Totti: non è la prima volta che il capitano giallorossa interpreta il proprio ruolo di capitano alla stregua di un bullo di periferia. Anche per lui un solo giallo è un regalo.
Vittoria juventina, dunque, che segna il primo capitombolo interno stagionale della Roma. 14 i punti di distanza tra le due contendenti. Detto che nei 90’ questa differenza non s’è vista (e il pari sarebbe stato il risultato più giusto considerato che i migliori in campo sono stati i due portieri) e che, nel complesso della stagione, i campioni d’Italia hanno avuto un saldo errori pro-errori contro più favorevole dei giallorossi, resta che è un gap quasi abissale. Sterili e inutili le polemiche di bassa lega alimentate dai due tecnici (più Garcia che Conte, quasi sempre impegnato a replicare alle “frecciatine” del collega).
Ampio materiale su cui riflettere se si vuol crescere. In tutti i sensi.
Notizie buone in casa bianconera: 99 punti con l’ultima a Torino con un Cagliari che, da quando è salvo, profonde un impegno relativo. Fanno 102 in prospettiva. Sarebbe record europeo (attualmente appannaggio del Benfica che ne fece 101dopo le 38 giornate del campionato portoghese 1990/91). Già alle spalle i 97 punti dell’Inter 2006/07 di Roberto Mancini.
Notizie cattive: le dichiarazioni di Conte a fine gara suonano più che come ultimatum per la dirigenza come un addio anticipato. “Migliorare, in Italia, sarà quasi impossibile anche per chi verrà dopo di noi. In Europa si può invece fare di più. Oggi la Juve vale un quarto di Champions e una finale di Europa League. La gente vuole però la vittoria più importante e io non butto fumo negli occhi dei tifosi: la cosa non la vedo possibile per molto tempo. In caso di addio, valuterà solo offerte intriganti, una nuova sfida dove magari non parto da favorito, esattamente come mi era accaduto con la Juve tre anni fa. Di sicuro non resto fermo, l’anno sabbatico non fa per me: mi conosco, dopo due mesi prenderei a testate le porte di casa.”, le parole del tecnico pugliese. Che, poi, chiarisce ulteriormente: “Di importante nel nostro mondo c’è la Champions. E’ il sogno di tutti e io sono sicuro che la vincerò: l’ho vinta da calciatore, la vincerò da tecnico. Se mi chiedete se oggi sia fattibile trionfare con la Juve in Europa, vi dico no.” Sostanzialmente, Conte vorrebbe rifondare la rosa con una decina di elementi nuovi e giovani, mettendo in preventivo anche un anno di transizione, mentre la società è intenzionata a proseguire nel solco della tradizione: un paio di innesti di spessore con almeno una cessione eccellente per far cassa. Posizioni chiaramente inconciliabili. Per il futuro si parla di Prandelli. Sulla panchina della nazionale potrebbe andare Allegri.
Tornando alle vicende del campo: definito l’elenco delle squadre retrocesse che sono Livorno, Bologna e Catania. Inutile l’affermazione esterna (prima in stagione) del Catania a Bologna. Le vittorie del Chievo a Cagliari e del Sassuolo con il Genoa hanno chiuso i giochi con un turno d’anticipo.
Dura la reazione degli ultras felsinei che hanno duramente contestato i propri giocatori a fine gara costringendoli anche ad un’indegna gogna pubblica all’uscita del Dall’Ara.
Sabato, invece, la Lazio aveva deciso di partecipare attivamente alla festa d’addio a capitan Zanetti: quattro omaggi difensivi, dopo l’illusorio vantaggio iniziale di Biava. 4-1 per l’Inter a S.Siro e addio ufficiale alle residue speranze di 6° posto. Con il Bologna sarà una conclusione mestissima di una stagione fallimentare per entrambi i club. Per l’ultima piazza europea ancora in lizza Torino, Parma, Milan e Verona. Granata e ducali in posizione di chiaro vantaggio.
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