Passava oltre 13 ore in ufficio ogni giorno, dalle 11 di mattina sin oltre la mezzanotte, tutti i giorni sabato e domenica inclusi. Un giovane di 24 anni, Li Yuan, è morto in ufficio per un arresto cardiaco causato dal troppo stress. Il ragazzo era un dipendente della Ogilvy & Mather a Pechino e la sua storia sta suscitando molte reazioni in tutta nazione, soprattutto sul Web. L’agenzia pubblicitaria nel frattempo smentisce, ma il caso del giovane Li non sembra isolato, anzi secondo recenti statistiche in Cina muoiono circa 600 mila persone all’anno per “stress da lavoro”.
Il giovane era impiegato nel reparto tecnologico del colosso pubblicitario. Subito dopo il malore è stato trasportato nell’ospedale più vicino, ma non c’era più nulla da fare. Sono stati i suoi colleghi di lavoro a dare eco a questa storia: “Il primo a entrare e l’ultimo a uscire dall’ufficio”. Abnegazione e dedizione al lavoro l’hanno portarlo verso il tracollo inevitabile.
L’azienda, dal canto suo, dopo il clamore suscitato dal caso sui media nega le proprie responsabilità e rimanda le accuse al mittente. Dall’ufficio della multinazionale a Pechino sottolineano che il decesso per arresto cardiaco sarebbe implicabile ad una condizione già esistente nel ragazzo. Negano inoltre che Li avesse fatto gli straordinari per un mese intero, anzi si sarebbe preso “una settimana di riposo per problemi di salute”.
Nonostante tutte le smentite, i dati parlano chiaro: solo nel 2010 i morti per stress da lavoro sono stati 600.000, tanto da meritare un termine nuovo come “guolaosi” per trovare un annotazione tra i testi di medicina. In Giappone, invece, tale fenomeno è conosciuto come “karoshi”. I sintomi associati a queste morti sono insonnia, anoressia e dolori addominali.
Domenica Li Yuan avrebbbe compiuto 25 anni e in Cina iniziano a interrogarsi se il giusto prezzo del lavoro e del progresso sia la morte.
E.S.