Alle comunali è crollo per M5S e Lega, mentre il centrosinistra conquista 5 capoluoghi al primo turno. A Roma, Marino in vantaggio di 12 punti su Alemanno. Verso il ballottaggio anche Siena, Ancona, Treviso, Brescia, Barletta. Drammatica l’affluenza alle urne: vota il 67,38%, nella capitale il 52,8%.
A Roma nessuno sembra poter cantar vittoria e, per avere il sindaco, si dovrà aspettare il ballottaggio tra il candidato del centrosinistra, Ignazio Marino, che conquista il 42,6% circa delle preferenze, seguito a distanza dal sindaco uscente, Gianni Alemanno (Pdl), fermo al 30,2%. L’imprenditore Alfio Marchini si ferma al 9,35% e Marcello De Vito (M5S), sotto le previsioni, al 12,4%.
Astensionismo record a Roma, dove solo il 52,8% dei cittadini è andato alle urne: quasi un elettore su due non ha votato. Un po’ meglio, ma non troppo, a livello nazionale dove ha votato il 67,38%, quasi 15 punti in meno rispetto alle precedenti comunali. Quei tantissimi romani in fuga dalle urne, spaventati o stanchi da troppa o poca politica. Persino in fuga dall’antipolitica dell’M5S che crolla nella capitale arrivando al 14% dopo il 27,7% delle politiche. Non premiata pienamente neanche una novità civica e di territorio come il movimento di Alfio Marchini, imprenditore romanissimo, che si ferma al 7,9%. Anche un voto di nicchia come quello per la sinistra di Sandro Medici si blocca all’1,7%.
La vittoria per il futuro sindaco di Roma si giocherà su quelle tantissime schede inutilizzate che giacciono nei seggi romani disertati da molti. Perché, come osserva Alemanno, “nessuno vuole essere sindaco del 50% dei romani”.
F.B.