C’è chi non riesce a vivere senza e chi la ritiene responsabile di malanni. Ma quando arriva il caldo che supera i 30° supportati magari da un’alta percentuale di umidità nell’aria, sentiamo tutti il bisogno di refrigerio. Per trovarne un po’ ci sta anche un salto al centro commerciale o al supermercato vicino casa, se si è sprovvisti di climatizzatori casalinghi.
Attenti alla salute
In realtà, però, qual è il rapporto del nostro corpo, e più in generale della nostra salute, con l’aria condizionata, premesso che, come è noto, dalle ondate di calore dovrebbero essere protette le persone con la salute più fragile:– bambini, adulti con problemi cardio-respiratori e anziani?
La domanda non è semplice nemmeno per gli esperti sul portale anti-fake news della Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri), ‘Dottore ma è vero che…’? (https://dottoremaeveroche.it/), che premettono: “Il cambiamento climatico ha un impatto molto negativo sulla nostra salute a causa dello stress da calore e dell’esposizione a inquinanti. Ricorrere all’aria condizionata può essere una strategia efficace per ridurre l’esposizione al calore. Ma è una ‘soluzione’ individuale che, con uno sguardo di sanità pubblica, non risolve ma complica il problema”. Questo perché “un maggiore uso di aria condizionata aumenta le emissioni di inquinanti atmosferici dalle centrali elettriche, peggiorando a sua volta la qualità dell’aria e l’impatto sulla salute umana”, precisano gli esperti.
Studiare il funzionamento degli apparecchi e non trascurare la manutenzione
Ovviamente, l’impianto di condizionamento deve funzionare in modo corretto, ad esempio se mal gestiti i componenti correlati all’umidità “possono essere fonti di contaminanti che causano effetti avversi sulla salute”. Al contrario, secondo gli studi ad ora disponibili, “un impianto sottoposto a corretta manutenzione e controllo può ridurre la penetrazione di inquinanti esterni all’interno delle abitazioni o degli uffici. I filtri possono contribuire anche a ridurre la presenza di pulviscolo atmosferico, polveri fini, polveri totali sospese (particolato), microbi trasportati dall’aria e spore fungine, con una diminuzione del rischio di gravità dell’asma”.
L’impatto negativo sull’ambiente
Fin qui, tutto bene. Ma, avvertono gli esperti su ‘Dottore ma è vero che…?’, l’aria condizionata “consuma energia, contribuendo così a determinare livelli di inquinamento atmosferico più elevati. Pertanto, un più intenso ricorso a condizionatori, climatizzatori ecc., potrebbe non migliorare in generale la salute della popolazione. La prevalenza dell’uso di aria condizionata è costantemente aumentata: se erano meno del 2% le famiglie statunitensi che ne disponevano nel 1955, solo un quarto di secolo più tardi erano cresciute fin oltre il 50%.
Gli impianti “costano sempre di meno, sono sempre più pubblicizzati, le abitazioni sono costruite in maniera tale da rendere ancora più semplice l’installazione e molti edifici prevedono oggi la presenza di sistemi centralizzati”. Viviamo in un mondo con i condizionatori sempre più accesi, ma “l’impatto in termini di salute pubblica potrebbe non essere trascurabile”. In particolare, “potrebbe non essere una strategia efficace a lungo termine nelle regioni in cui le temperature continuano ad aumentare. Pensiamo ai cali di tensione e ai blackout che si verificano spesso durante i periodi di maggiore uso, che possono determinare un brusco cambiamento di clima, rischioso per le persone più fragili”.
Non solo. “Poiché l’onere economico di un sistema di raffreddamento è sulla singola famiglia, la scelta tra installare o meno un impianto di aria condizionata sta esacerbando le disuguaglianze di salute tra segmenti più ricchi e più poveri della società”, si rileva.
Quali le soluzioni?
Per ovviare a questi effetti negativi a lungo termine, si potrebbero adottare alcune “soluzioni ‘individuali’, che comprendono possibili cambiamenti nelle abitudini di vita, l’allestimento di spazi condominiali condivisi, modifiche anche parziali degli orari di lavoro e così via. In alcune nazioni, le autorità cittadine hanno affrontato il problema dello sviluppo dello spazio urbano per limitare l’aumento del calore urbano”.
Per gli esperti, però, “lasciare la responsabilità della gestione del calore al singolo cittadino o alla famiglia è ingeneroso e, probabilmente, anche miope. Le istituzioni dovrebbero assumere un ruolo guida e allo stesso tempo incentivare e premiare comportamenti sensibili ai problemi legati al clima. Beninteso: le scelte individuali contano, ma la comunità può svolgere un ruolo importante nel processo di cambiamento degli atteggiamenti e dei comportamenti dei cittadini”.
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