Il Consiglio d’Europa boccia per la terza volta il rapporto sulla maternità surrogata con 83 ‘no’, 77 ‘si’ e 7 astenuti. Il testo, che avrebbe dovuto regolamentare la posizione dei figli nati dalla pratica dell’utero in affitto, è stato rigettato dalla maggioranza della delegazione italiana (M5S- Forza Italia- Pd-Democrazia solidale e Gruppo Misto).
Per la deputata Eleonora Cimbro, il voto italiano “è stato decisivo in commissione e in plenaria per respingere definitivamente sia il rapporto che le raccomandazioni di Petra De Sutter sulla gpa [Gestione per altri n.dr.]“.
Unici italiani a sostenere la parlamentare e ginecologa belga Petra De Sutter, promotrice del rapporto, Nicoletti e Rigoni del Pd e Giro (Fi), mentre la delegazione britannica e quella tedesca si è spaccata a metà. Si sono schierati per il sì la rappresentanza belga, cipriota, olandese, portoghese e ceca presenti in aula.
Bisogna farsene una ragione – ha aggiunto la Cimbro – non si può legiferare sulla base della sensibilità di una minoranza, è una battaglia culturale per non sdoganare quel pensiero tipico della sinistra radical-chic che pensa al commercio del corpo delle donne come un progresso”.
La relazione della De Sutter dal titolo ‘Diritti umani e problemi etici legati alla surrogacy’ era già stata presentata (e bocciata) il 15 marzo dalla Commissione Affari sociali del Consiglio d’Europa e nuovamente respinta il 21 settembre.
Con questo voto, l’assemblea del Consiglio d’Europa, fondato nella prima fase del processo di costruzione dell’Ue (1949) con un ruolo di promotore e sviluppo dei diritti dell’uomo e dell’identità europea, ha mandato un segnale forte e chiaro: approvare una regolamentazione sui figli nati dalla maternità surrogata, cioè con l’ausilio di una donna che dietro compenso, porta avanti la gravidanza per un’altra, significa accettare come un fatto compiuto la pratica dell’utero in affitto. E questo, a quanto pare, o l’Europa non lo vuole fare o non è ancora pronta a farlo.
Sono felice che il Consiglio d’Europa abbia bocciato la regolamentazione della maternità surrogata o ‘utero in affitto’ – ha affermato il ministro per la Solidarietà sociale, Lidia Turco – è una pratica che considero abominevole che lede la dignità della donna e riduce la relazione madre-figlio, che si costruisce durante la gravidanza, a puro fatto biologico”. In nome di una non meglio specificata idea di libertà con la maternità surrogata si legittima una bieca forma di sfruttamento delle donne più povere. Mi auguro dunque che la bocciatura del Consiglio d’Europa incentivi il dibattito perché cresca il rifiuto culturale di questa pratica” ha aggiunto la senatrice Dem.
Sono felice che il Consiglio d’Europa abbia bocciato la regolamentazione della maternità surrogata o ‘utero in affitto’ – ha affermato il ministro per la Solidarietà sociale, Lidia Turco – è una pratica che considero abominevole che lede la dignità della donna e riduce la relazione madre-figlio, che si costruisce durante la gravidanza, a puro fatto biologico”.
In nome di una non meglio specificata idea di libertà con la maternità surrogata si legittima una bieca forma di sfruttamento delle donne più povere. Mi auguro dunque che la bocciatura del Consiglio d’Europa incentivi il dibattito perché cresca il rifiuto culturale di questa pratica” ha aggiunto la senatrice Dem.
Di parere contrario il senatore democratico Sergio Lo Giudice, diventato padre proprio attraverso la pratica dell’utero in affitto: la “piena tutela dei diritti dei bambini non deve essere subordinata a nessun’altra valutazione” aveva affermato Lo Giudice.
Assurdo che la delegazione italiana voti “in nome di una condanna senza sfumature della gestazione per altri, unendo il loro voto a quello delle destre europee e a paesi come l’Ucraina che prosperano sull’assenza di regole a tutela delle donne coinvolte” aggiungeva il senatore.
Alle critiche aveva risposto Eleonora Cimbro (Pd): “Non è una posizione di destra votare contro lo sfruttamento del corpo delle donne, ma una scelta ragionata nel metodo e nel merito che rispecchia una sensibilità culturale trasversale”.
P.M.
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