Via libera alla prima mappa europea del “Dna del mare”, che punta a mattere in rete 13 centri di ricerca per studiare le caratteristiche genetiche degli organismi marini.
L’obiettivo è conoscere la biodiversità dei mari e degli oceani che bagnano le coste europee a caccia di nuovi dati utili per spiegare i cambiamenti climatici e di nuove molecole interessanti per la medicina. Il progetto, chiamato European Marine Biological Resource Center (Embrc), è coordinato dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn che ha sede a Napoli.
La rete dovrebbe essere operativa fra il 2014 e il 2015, ha detto il presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn, Roberto Di Lauro. Partecipano al progetto 13 istituti di ricerca in biologia marina di nove Paesi (Italia, Francia, Germania, Grecia, Inghilterra, Norvegia, Portogallo, Scozia e Svezia). Per il momento si parte con un finanziamento di circa 4 milioni di euro da parte della Comunità Europea; “dopo questa fase – ha detto Di Lauro – si passerà alla costruzione della rete vera e propria, che dovrà vedere anche il concorso finanziario degli Stati membri”. Realizzare le infrastrutture che andranno a potenziare i centri di ricerca coinvolti per renderli funzionali al progetto, ha aggiunto, costerà 150 milioni. Da quanto è iniziata la “rivoluzione genetica”, con la possibilità di sequenziare il Dna, “la ricerca si è concentrata sugli organismi terrestri. Gli organismi marini da questo punto di vista sono ancora poco conosciuti – ha rilevato il presidente – anche perché sono più difficili da reperire”. La biodiversità del mare è quindi ancora una risorsa in gran parte inesplorata, dalla quale possono trarre beneficio molte discipline.
Per esempio il Dna degli organismi marini potrebbe portare a scoprire molecole di interesse biologico o a nuovi dati sui cambiamenti climatici. “Gli organismi marini – ha detto ancora Di Lauro – sono formidabili indicatori degli equilibri climatici perché rispondono, per esempio, alle variazioni di anidride carbonica e contribuiscono all’aumento dell’ossigeno, basti pensare che ogni due molecole di ossigeno una è prodotta dagli organismi marini”.
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