Grazie al supporto della Fondazione Laogai di Washington tre dissidenti cinesi hanno portato in tribunale, nel Maryland (USA), la CISCO Systems, il suo Direttore Generale John Chambers ed altri funzionari accusati di aver aiutato, tramite la vendita di tecnologia avanzata, la polizia cinese nella repressione dei diritti umani. Già dal 2000 la multinazionale dell’internet aveva venduto sistemi di controllo e filtraggio (il sistema “Golden Shield”, scudo dorato) al regime cinese. Questa scelta aveva consentito alla polizia di Pechino di controllare ed ed arrestare dissidenti del web. Tre attivisti per la difesa dei diritti umani in Cina, Du Daobin, Zhou Yuanzhi e Liu Xianbin, arrestati in seguito all’applicazione di questi sistemi di controllo, sono stati imprigionati e torturati per numerosi anni. Ora hanno deciso di chiedere giustizia preso i tribunali USA. Harry Wu, presidente della Fondazione Laogai di Washington ha espresso rammarico ed incredulità per il ruolo ambiguo della CISCO, accusata di svolgere un doppio ruolo: “da una parte sostenere la libertà d’espressione e dall’altra aiutare attivamente un regime totalitario nella repressione della stessa libertà”. Le attività della CISCO, secondo le denunce dei dissidenti, hanno permesso di arrestare negli ultimi anni in Cina decine di oppositori e fra questi l’avvocato Gao Zhisheng, l’artista Ai Weiwei, rilasciato ieri, 21 giugno, ma ancora sotto controllo della polizia e il Premio Nobel Liu Xiaobo.
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