La Cina vuole tenere nascosto il livello di inquinamento del suolo, che risulta elevato.
Lo denuncia un avvocato, Don Zhengwei, che ha chiesto di poter consultare i dati emersi dopo cinque anni di indagine, costata un miliardo di yuan, oltre 120 milioni di euro. Ma sembra che Pechino abbia posto il segreto di Stato sugli esiti dello studio concluso nel 2010 sull’ inquinamento del suolo nel Paese, ritenuto dagli scienziati più grave di quello di aria e acqua.
Alla richiesta del legale, il ministero dell’ Ambiente ha fatto sapere che saranno diffusi solo alcuni dettagli, perché sullo studio è stato posto il segreto di Stato. “La risposta del ministero è infondata, perché le norme sulla diffusione di informazioni governative consentono la pubblicazione dei cosiddetti segreti nazionali se questi sono di interesse pubblico – ha sottolineato l’ avvocato al South China Morning Post – il ministero dell’ Ambiente ha diffuso informazioni in tempo reale sull’ inquinamento atmosferico anche se l’ aria di Pechino non era così male il mese scorso. Al contrario, l’ inquinamento del suolo è un ‘ segreto di Stato’. Questo vuol dire che la terra è molto più inquinata dell’ aria?”. Stando ai dati ufficiali diffusi nel 2006, ricorda oggi il Guardian, un decimo della terra coltivabile risultava inquinata; stime indipendenti hanno però riferito di due quinti della terra avvelenati da arsenico e metalli pesanti. Solo nei giorni scorsi, il governo cinese ha ammesso per la prima volta l’ esistenza dei cosiddetti “villaggi del cancro”, ossia delle località dove il livello di inquinamento è tale che il numero delle persone colpite da tumore ha raggiunto livelli allarmanti. Un’ ammissione che evidenzia la crescente consapevolezza e preoccupazione nazionale sulle conseguenze di anni di frenetica crescita economica sull’ ambiente e sulla salute umana.
Il problema del suolo cinese fortemente inquinato interessa anche l’Italia, se è vero che proprio dalla Cina nel 2012 sono stati importati 85 milioni di pomodori conservati. E sempre dalla Cina, secondo Coldiretti, lo scorso anno l’Italia ha importato prodotti agroalimentari per un valore stimato pari a oltre mezzo miliardo di euro tra pomodori, ortaggi e frutta conservata, aglio e legumi, ovvero più del doppio del valore delle esportazioni Made in Italy.
Eravamo già a conoscenza degli standard sanitari diversi rispetto a quelli della Ue e del fatto che la produzione cinese sembra essere anche realizzata con sfruttamento del lavoro forzato dei detenuti da parte di molte imprese locali. Ora questo nuovo dato, il forte dell’inquinamento del suolo in Cina, deve indurci a riflettere ogni volta che compriamo un prodotto ortofrutticolo fresco o conservato e prediligere sempre, ove possibile, l’acquisto di merce a chilometro zero. Se riusciamo a mantenere in buono stato la nostra salute se ne gioverà anche il nostro portafoglio.
A.B.
Napoletano, 44 anni, giornalista professionista con 17 anni di esperienza sia come giornalista che come consulente in comunicazione. Ha scritto di politica ed economia, sia nazionale che locale per diversi giornali napoletani. Da ultimo da direttore responsabile, ha fatto nascere una nuova televcisione locale in Calabria. Come esperto, ha seguito la comunicazione di aziende, consorzi, enti no profit e politici. Da sempre accanito utilizzatore di computer, da anni si interessa di internet e da tempo ne ha intuito le immense potenzialità proprio per l'editoria e l'informazione.
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