Per cinque lunghi, dolorosi anni Augusto Odone è sopravvissuto alla morte del suo Lorenzo. Oggi, l’economista della World Bank che ha dedicato oltre vent’anni della sua vita al tentativo di salvare il figlio affetto da adrenoleucodistrofia, una gravissima patologia che distrugge la guaina che protegge i nervi, danneggiando sia le funzioni motorie sia quelle cerebrali, è morto all’età di 80 anni.La sua vicenda è stata narrata nel 1998 nel film «L’olio di Lorenzo», con Nick Nolte e Susan Sarandon, che per questo film ha vinto l’Oscar.
La malattia di Lorenzo inizia nel 1984, di ritorno da un viaggio alle Comore, il piccolo Lorenzo di soli 6 anni inizia ad avere difficoltà di concentrazione, calo della vista, dell’udito e della parola. Esclusa qualsiasi malattia tropicale, i medici diagnosticano l’Adlo adrenoleucodistrofia, patologia che avrebbe dovuto portare il bambino in tempi brevi, massimo due anni, alla morte. Papà Odone, insieme alla moglie Michaela, glottologa (morta nel 2000 di cancro), rifiutano quella sentenzacapitale e, sfidando la medicina ufficiale, mettono a punto un trattamento a base di olio di oliva e colza che riesce a fermare per alcuni anni la malattia perché neutralizza l’accumulo di sostanze tossiche che distruggono la mielina. Il famoso «olio di Lorenzo» (una miscela di trigliceridi i cui componenti principali sono acido erucico e acido oleico), appunto, di cui qualche anno fa Hugo Moser, neurologo della Johns Hopkins University, che all’inizio era stato uno dei più ostili “nemici” della cura, ha finalmente riconosciuto una qualche efficacia. Sotto le sollecitazioni dei due genitori la scienza si mette in moto per studiare quel composto e cercare di dimostrarne i meccanismi di azione. Azione che è stata dimostrata anche dalla sconfitta delle più ninfauste previsioni: Lorenzo, sia pur confinato in un letto per 23 anni, è morto all’età di 30 stroncato da una polmonite.
Augusto Odone ha fatto della cura di suo figlio una ragione di vita. Nell’89, dà vita al “progetto Mielina”, un programma di ricerca che ha tutt’ora l’obiettivo di capire perché la guaina che avvolge i nervi si distrugge progressivamente provocando numerose e gravi malattie che colpiscono circa un milione di persone nei Paesi occidentali. Dopo la morte del figlio , avvenuta alle porte di Washington, Augusto era tornato in Italia, ad Acqui Terme dove è morto. Ha ceduto il suo cuore, provato da decine di anni di affanni e preoccupazioni. “Nonostante la sua incredibile forza vitale – assicura la figlia Cristina – Non aveva accettato la condanna a morte di Lorenzo e non accettava una condanna a morte per sé”.