La Fiat ha ridotto il debito nel primo trimestre, ha aumentato utili e ricavi e confermato gli obiettivi per il 2011; le azioni hanno recuperato in Borsa dopo i cali delle sedute precedenti: le ordinarie, in particolare, hanno fatto un balzo del 4,6% a 6,575 euro.I conti trimestrali approvati ieri dal consiglio d’amministrazione di Fiat spa – i primi dopo lo scorporo di Fiat Industrial – vedono un aumento dei ricavi a 9,21 miliardi dagli 8,6 dello stesso periodo del 2010; un risultato di gestione di 251 milioni contro 230, un utile netto di 37 milioni contro 13 e un debito netto industriale sceso a fine periodo a 489 milioni di euro dai 542 di fine 2010.
La divisione auto Fga ha visto aumentare i ricavi a 7 miliardi di euro (+2,6%) nonostante il calo delle consegne (-2,6%), grazie al miglioramento del mix di prodotto; ha però subìto un calo dei profitti da 153 a 130 milioni.Bene Ferrari e Maserati, che hanno fatturato complessivamente 626 milioni nel trimestre con un utile operativo di 62 (dai 43 di un anno prima). Dal Sudamerica continuano ad arrivare le maggiori soddisfazioni: il Lingotto resta leader di mercato in Brasile e Sergio Marchionne ha ricordato che dallo stabilimento di Betim «esce un’auto ogni 20 secondi». Il business europeo di Fiat Group Automobiles ha invece fatto peggio del mercato sia in Italia (-29% contro -23%) che fuori (+0,2% contro un +2,3%); si conferma la ripresa del marchio Alfa Romeo grazie alla Giulietta, ma la crescita dei veicoli commerciali non è bastata a compensare la frenata dell’auto. «Abbiamo risentito della fine degli incentivi e dello spostamento del mercato verso i segmenti medio alti, dove Fiat è meno presente» ha detto Marchionne rispondendo alle domande degli analisti; l’amministratore delegato ha definito ieri i risultati «più che soddisfacenti, dato l’andamento del mercato». Il calo di vendite e i conti in rosso in Europa hanno un effetto collaterale negativo citato ieri da Marchionne: un’aliquota fiscale media elevata, poiché le perdite subite in Italia non sono deducibili dagli utili ottenuti in Brasile.Il manager ha fornito per la prima volta una stima del potenziale impatto dei problemi delle aziende giapponesi dopo il terremoto: tra 50 e 100mila auto in meno fra il 2° e il 3° trimestre. Nonostante questo rischio, Marchionne ha confermato tutti i target per l’esercizio in corso: utile di gestione a 900-1200 milioni di euro, netto a 300 milioni, debito a 1,5-1,8 miliardi.Il calo del debito a fine marzo a 489 milioni (contro gli oltre 800 previsti dagli analisti) è arrivato anche grazie al taglio degli investimenti da 577 a 502 milioni; Marchionne ha detto agli analisti che con ogni probabilità Fiat investirà nell’intero 2011 meno dei 4-4,5 miliardi di euro fissati nel piano 2010-2014. I 19,7 miliardi di investimenti pianificati per il business auto di Fiat nel quinquennio, già scesi a meno di 19 con il taglio del 2010, sono quindi destinati a calare ancora.La riduzione dei debiti a fine marzo permetterà a Fiat di risparmiare sul prezzo di acquisto del 16% di Chrysler: in base alla formula, più basso è il debito Fiat, minore sarà il prezzo da pagare. «L’opzione del 16% su Chrysler – ha chiarito Marchionne – potrà essere esercitata nel 2011 solo se l’azienda americana avrà restituito tutti i prestiti pubblici». Per aumentare la partecipazione Fiat in Chrysler – ha ribadito poi – non sarà necessario quotare in Borsa la Ferrari; «la quotazione del Cavallino resta un’opzione per assegnare al marchio di Maranello il suo giusto valore».L’acquisto della Chrysler porterà a un calo del rating Fiat? «Sono fiducioso che non ci sarà un declassamento» ha risposto il manager. Andrete oltre quota 51%? «Il nostro obiettivo è il 51%, dopodiché abbiamo opzioni per acquistare anche il 6% che resterà in mano al governo americano, nonché la quota del trust Veba. Dipenderà da quale opzione eserciteremo». Nel frattempo «l’integrazione registra progressi significativi» e «si cerca di evitare al massimo una duplicazione degli sforzi».Oggi sarà la volta dei risultati di Fiat Industrial, attesi in netto miglioramento grazie alla ripresa del mercato dei veicoli industriali.
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