Un divorzio, un addio dopo 47 anni di convivenza. La Gran Bretagna esce ufficialmente da una Europa che ora diventa necessariamente più piccola e meno forte , con 27 Stati su 47, che ripristina la Manica come uno dei suoi confini. Il 31 gennaio è la data di questa uscita che entrerà nei libri di storia. Ora inizia per il Regno Unito un periodo di transizione che terminerà alla fine di questo anno.
Ma vediamo il cambiamento che comporta la Brexit dalle 0,01 di questa notte.
Il divorzio
Con il Withdrawal Agreement (accordo di recesso) operativo, il Regno Unito esce formalmente da ogni organo decisionale dell’UE. Come prima conseguenza, i ministri potranno partecipare alle adunanze UE, ma solo dietro invito; i 73 deputati britannici faranno le valigie dal Parlamento europeo; il ministero delle Finanze della Corona dovrà pagare l’ “assegno di divorzio”; il Dipartimento per l’uscita dalla UE verrà rimpiazzato da un’unità della Task Force Europa, all’interno del Gabinetto del Consiglio dei Ministri.
Viaggiare Dal 1° febbraio 2020 il Regno Unito cessa di far parte dell’area di libera circolazione di persone e merci e, non avendo mai aderito alla Convenzione di Schengen, permane il controllo di documenti di identità in partenza e in arrivo. La Carta di Identità resterà accettata per far ingresso in UK per l’intero periodo di transizione (febbraio dicembre 2020), mentre dal 2021 sarà necessario il passaporto. Quanto ai documenti UK esistenti, come le patenti di guida, resteranno in regola, tuttavia dal I febbraio il passaporto del Regno Unito non darà più diritto di cittadinanza europea. I nuovi documenti britannici non avranno più la dicitura “Unione Europea”.
Permanere Da subito per trasferirsi nel Regno Unito, per periodi maggiori di 3 o 6 mesi, occorrerà un visto, di lavoro o studio o anche solo turistico.
Studiare L’Erasmus, il noto “baratto” studentesco tra le università degli Stati membri dell’Unione Europea potrebbe essere soppresso (limitatamente al Regno Unito, ovviamente), o comunque modificato.
EspatriareDal 2021 sarà istituita una frontiera, anche fisica, tra l’Inghilterra e l’Unione Europea. Ovviamente l’isola è già separata fisicamente dalla Ue, ma sarà necessario istituire un confine materiale tra l’Irlanda del Nord (UK), e la Repubblica d’Irlanda (UE). Da subito sono in vigore controlli di frontiera e operazioni doganali.
Transitare in treno Il treno che collega Parigi e Londra in due ore, come noto, transita al di sotto del canale della Manica tramite l’Eurotunnel. Da subito il treno veloce francese dovrà sottostare ai controlli di frontiera e passare una dogana al reciproco approdo (da Londra a Parigi e viceversa).
Importare ed esportare A livello commerciale, il Regno Unito importa molti beni dall’Europa, quindi ora saranno “filtrati” da una dogana. Quanto all’eventuale introduzione di dazi, l’argomento risulta all’ordine del giorno nella trattativa commerciale tra Regno Unito ed Unione Europea.
Immigrare Per immigrare nel Regno Unito sarà necessario dimostrare di avere un contratto di lavoro con uno stipendio che oltrepassa le 30mila sterline annue.
Dal 2021 sarà istituita una frontiera, anche fisica, tra l’Inghilterra e l’Unione Europea. Ovviamente l’isola è già separata fisicamente dalla Ue, ma sarà necessario istituire un confine materiale tra l’Irlanda del Nord (UK), e la Repubblica d’Irlanda (UE). Da subito sono in vigore controlli di frontiera e operazioni doganali.
Abbiamo sentito la parola Brexit, a partire dal 2016, quando è stato promulgato il referendum che ha raccolto il 51,88 di voti favorevoli per l’uscita dall’Europa. Questo termine indica l’uscita del Regno Unito dalla ’UE.
Già a partire dall’adesione alla Comunità economica europea (CEE) nel 1973, il Regno Unito è stato caratterizzato da incertezza e ripensamento. È stato quindi sempre molto evidente che i britannici vedessero in malo modo ingerenze nella loro politica interna, anche se favorevoli al mercato unico europeo. Soprattutto durante gli anni del governo ‘euroscettico’ di Margaret Thatcher, tra il 1979 e il 1990, si è sentita una forte tensione. La lady di ferro infatti non ha mai approvato i contributi che il Regno Unito doveva versare per l’Ue.
Dopo le dimissioni della Thatcher, John Major nel 1992 firmò il trattato di Maastricht che creava l’Unione europea. Con il governo di Tony Blair e subito dopo con quello di Gordon Brown ci fu, o almeno sembrò, un periodo di calma nella tempesta.
Purtroppo però le sollecitazioni antieuropeiste all’interno dei partiti tornarono alla ribalta più forti di prima negli anni seguenti, con il Partito Conservatore di nuovo al potere.
Il leader del Partito conservatore e primo ministro David Cameron, nel febbraio 2016 negoziò un accordo con Bruxelles, ma, per avere maggior margine sulle trattative, scelse di chiamare gli elettori britannici alle urne per un referendum sulla permanenza nell’Unione. L’idea era di mostrare a Bruxelles e agli europei la veridicità dell’opzione Gran Bretagna fuori dall’Ue. Anche se Cameron era del tutto contro l’uscita.
Si formarono così due fronti opposti: il fronte del cosiddetto Remain, per la permanenza nell’Unione, formato dei conservatori guidati da Cameron, dai laburisti, dai liberal-democratici, dai Verdi d’Inghilterra, Galles e dal Partito nazionalista scozzese; il fronte del Leave, favorevole all’uscita dall’UE, capeggiato da Boris Johnson e dal Partito per l’Indipendenza del Regno Unito di Nigel Farage. Il referendum del 2016 sulla permanenza del Regno Unito nell’Unione europea ha avuto luogo il 23 giugno nel Regno Unito. Con risultati inaspettati, un 51,9% per i favorevoli all’uscita dall’UE contro il 48,1% degli elettori a favore della permanenza.
La notifica dell’attivazione della procedura di uscita viene emanata nel 29 marzo 2017, dopo l’approvazione da parte del Parlamento del Regno Unito della legge conosciuta come European Union, che ha ricevuto il royal assent il 16 marzo precedente.
L’atto del parlamento ha autorizzato il primo ministro Theresa May a presentare la lettera di notifica al presidente del Consiglio europeo.
Nonostante gli sforzi di Theresa May, che ha annunciato le sue dimissioni da leader del Partito Conservatore nel giugno 2019, non si è riusciti ad arrivare una soluzione.
Con Boris Johnson fu nominato nuovo Primo Ministro inglese, le cose prendono una piega sempre più verso il Leave e alla fine si arriva al giorno fatidico della Brexit, il 31 gennaio 2020. Dalla mezzanotte del 1° febbraio il Regno Unito volta pagina.
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