Il Consiglio dei Ministri ha approvato “all’unanimità” il Ddl sul Senato e la riforma del Tito V della Costituzione. Lo ha annunciato lo stesso Matteo Renzi al termine della riunione. “Una grande discussione, trentennale, vede la parola fine”, ha sottolineato il premier. Alla riforma del Senato, ha precisato il Presidente del Consiglio, ”abbiamo messo 4 paletti: no al voto di fiducia, no al voto sul bilancio, no all’ lezione diretta dei senatori, no all’indennità per i senatori”.
Per Renzi l’approvazione del ddl costituzionale «rappresenta una grandissima svolta per le istituzioni. Si fa chiarezza sul Titolo V e si riprende il lavoro fatto dalla Commissione dei 35. Un lavoro apprezzato e significativo». Tornando poi sull’opposizione da parte di alcuni parlamentari alla riforma, il premier ha aggiunto: «Non ci saranno tra i senatori persone che non coglieranno la straordinaria opportunità che stiamo vivendo. Non c’è alternativa al futuro». Poi ha posto i suoi paletti sulle funzioni del Senato: «No al voto di fiducia, no al voto sul bilancio, no all’elezione diretta dei senatori, no all’indennità per i senatori». Anche per questo, Renzi non molla il piede dall’acceleratore: «Penso, spero e credo si debba fare la riforma il più rapidamente possibile, siamo sensibili allo sforzo che il Parlamento vorrà fare ma i paletti sono quelli che abbiamo detto. È fondamentale che si arrivi il 25 maggio, entro le elezioni europee, con una prima lettura. Non so qui per occupare la seggiola, ma per tentare di cambiare Italia, noi vogliamo che il governo cambi l’Italia». Nel ddl è prevista anche l’abolizione del Cnel: «Questo – ha sottolineato il premier – è solo un antipasto del percorso di semplificazione e tagli nella Pubblica amministrazione». Poi ha anticipato anche i prossimi passi in merito alle riforme economiche: nella settimana di Pasqua saranno varati i decreti che permetteranno gli sgravi di 80 euro in busta paga per i meno abbienti.
In conferenza stampa il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, ha spiegato che faranno parte del futuro Senato delle Autonomie gli attuali senatori a vita e gli ex presidenti della Repubblica. Il numero totale dei componenti sarà di 148. Nessuno riceverà un’indennità, nemmeno i senatori a vita.
Torna a farsi sentire anche Silvio Berlusconi, che avverte Renzi: «Noi rispetteremo fino in fondo gli accordi che abbiamo sottoscritto e siamo pronti a discutere tutto nel dettaglio, senza accettare testi preconfezionati, ma lavorando insieme per costruire le riforme migliori per il Paese». Subito la rassicurazione di Renzi: «Da segretario del Pd dico che il Pd rispetterà gli impegni e sulla legge elettorale e sulle riforme c’è l’impegno del governo». Berlusconi chiede «coerenza» e un’accelerazione sulla legge elettorale. «Forza Italia – si legge nella nota di Berlusconi – ha aperto la strada delle riforme e l’Italia sarebbe già una democrazia più moderna se nel 2006 la stessa sinistra che oggi si rivolta contro Renzi non fosse riuscita con un referendum a bloccare la rivoluzione istituzionale». «Meno parlamentari, fine del bicameralismo paritario, più poteri al premier e meno burocrazia erano e sono ancora oggi le nostre tavole per la modernizzazione dell’Italia. L’accordo che abbiamo sottoscritto è il patto fra due leader interessati a rinnovare in profondità il Paese, a rendere più sicura e forte la nostra democrazia e meno precarie le libertà civili e repubblicane». «Noi – prosegue – rispetteremo fino in fondo gli accordi che abbiamo sottoscritto e siamo pronti a discutere tutto nel dettaglio, senza accettare testi preconfezionati, ma lavorando insieme per costruire le riforme migliori per il Paese. Abbiamo dimostrato la nostra serietà approvando alla Camera la legge elettorale, che ora vorremmo vedere in aula al Senato quanto prima. Speriamo che le divisioni emerse nel Partito Democratico non affossino il tentativo di modernizzare le nostre istituzioni. La sinistra – conclude – non scarichi ancora una volta sugli Italiani i propri problemi».
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