Veri criminali, violenti e senza scrupoli. Con una caratteristica che diventa un’aggravante: sono tutti minorenni che per ammazzare la noia si cimentano in atti vandalici, prendono in giro coetanei meno spavaldi di loro fino a puntarne uno in particolare: un quindicenne al primo anno dell’istituto tecnico che frequentano anche loro. Lo deridono, lo conducono al guinzaglio sulla piazza del paese, sotto gli occhi di tutti. In un’altra occasione, invece, in un luogo un po’ più appartato lo denudano e lo sodomizzano con una pigna. E documentano tutto con immagini e filati che fanno girare. Infatti una delle caratteristiche di questa gang di bulli era proprio il riprendere e fotografare tutte le angherie che le loro vittime subivano, per poi esibirle come “trofei”. Le immagini venivano diffuse su Whatsapp, Twitter, Instagram, Facebook, Telegram, Imessage ed altri, e nessuno, per paura di ritorsioni, finora aveva osato denunciare questi giovani.
Di questa gang, frutto bacato dei nostri tempi, fanno parte almeno dieci ragazzini tra i 13 e i 16 anni. Sono quelli che si definiscono di “buona famiglia”, figli di professionisti, commercianti, impiegati, operai: di gente che lavora. Niente miseria, nessun degrado a giustificare le loro azioni. I carabinieri di Vigevano sono prima venuti a conoscenza delle scorribande di questi ragazzi da uno del gruppo che mi ha preso parte decidendo a un certo punto di dissociarsi. E’ stata poi operata un’opera di persuasione nei confronti dei genitori dei ragazzi ‘bullizzati’ perché si decidessero a denunciare le angherie subite dai loro figli. Per adesso sono stati arrestati minorenni: tre hanno 15 anni mentre uno ne ha 16. C’è anche un quinto ragazzo, di 13 anni, che però non è imputabile. Tutti sono stati portati nel carcere minorile Beccaria di Milano.
Pasantissime le accuse. I reati di cui i ragazzi devono rispondere vanno dal concorso in violenza sessuale alla riduzione in schiavitù, dalla pornografia minorile (per la diffusione delle immagini delle loro ‘imprese’ sui social network) alla violenza privata aggravata mediante lo stato di incapacità procurato alla vittima. Cinque minori, di età compresa tra i 15 e i 16 anni sono stati denunciati a vario titolo per danneggiamento aggravato e interruzione di pubblico servizio. Nel corso delle perquisizioni domiciliari, eseguite contestualmente alle misure cautelari, i militari hanno rinvenuto e sequestrato diversi martelletti frangivetro presi dalle carrozze dei treni che si divertivano ad assaltare.
Nei primi interrogatori, nel carcere Beccaria, i giovanissimi delinquenti hanno tutti ammesso gli episodi contestati, cercando però di scaricare le colpe sul presunto leader del gruppo dicendo che “l’idea è stata sua”. Quest’ultimo avrebbe detto ai magistrati di essere “dispiaciuto”, ma avrebbe a sua volta affermato di essere l’esecutore materiale, e non l’ideatore, delle violenze verso i compagni.
Vigevano è un comune di oltre 63mila abitanti, nella provincia di Pavia. Tra i più importanti centri industriali della Lombardia, per lungo tempo è stato il principale punto di produzione di scarpe. A questa città non manca nulla: né storia, né ricchezza, né attrazioni. Il male, pertanto, quello che covano tanti centri urbani che rispetto alle grandi città appaiono necessariamente piccoli, si nasconde nella noia quotidiana dei più giovani cresciuti senza una guida, né in casa né a scuola.
Il bullismo c’è sempre stato, dichiara Anna Maria Giannini, docente di Psicologia all’Università La Sapienza di Roma. Oggi è cambiato nei modi di manifestarsi: è sì più digitale, trovando in Internet una piattaforma privilegiata, ma è allo stesso tempo diventato sempre più violenza fisica. Ai genitori delle possibili vittime si può solo consigliare di tenere bene gli occhi aperti e a determinate avvisaglie – come cambiamento del rendimento scolastico, isolamento dagli amici ed anche dentro casa, peggioramento delle abitudini igieniche, tra i primi sintomi di uno stato di malessere – adoperarsi per conoscere per quanto possibile quali problemi affliggono il loro ragazzo. Potranno evitargli così ulteriori problemi, come il rischio che perda l’autostima.
In generale, sostiene Luca Bernardo, primario e ideatore del Centro nazionale antibullismo del Fatebenefratelli di Milano, “servirebbe un’intensa attività di formazione per i ragazzi, ma anche per gli adulti, genitori e insegnanti”, per spiegare loro i sintomi che mostrano le vittime di bullismo e dire che chi tace si rende complice.
A.B.
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